AGI - Mentre sempre più Repubblicani del Congresso si congratulano con il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, dalla Casa Bianca ancora nessuno ha alzato la cornetta del telefono. Donald Trump continua a non voler ammettere la sconfitta e ad accusare i Democratici di aver "rubato" le elezioni con brogli nel voto postale. Mentre il presidente uscente cerca di distrarsi sui suoi campi da golf, sia la first lady Melania che l'ascoltatissimo genero Jared Kushner, marito della figlia prediletta Ivanka, starebbero premendo sul tycoon perché conceda la vittoria a Biden, a quanto riferisce la Cnn.
Nella a sua prima dichiarazione pubblica sulle elezioni, affidata a Twitter, Melania ha fatto eco ai sentimenti del marito: "Il popolo americano merita elezioni eque. Ogni voto legale - non illegale - dovrebbe essere contato. Dobbiamo proteggere la nostra democrazia con la massima trasparenza". Ma in privato "ha fatto sentire la sua opinione, come fa spesso", rivela una fonte ben informata all'emittente Usa. Kushner, tra i consiglieri più vicini al presidente, gli avrebbe suggerito di tenere il tradizionale 'discorso di concessione', una versione dei fatti smentita dalla Casa Bianca. L'unica cosa certa è che è tutt'altro che semplice persuadere 'The Donald' a vestire un ruolo che odia e disprezza: quello del perdente. Per lui "le elezioni sono tutt'altro che terminate". E i due figli maschi, Eric e Donald Jr., sono con lui e continuano a battere i tamburi di guerra su Twitter.
Dalla campagna di Biden confermano che al momento non ci sono stati contatti tra i due sfidanti o tra rappresentanti dei rispettivi comitati elettorali. Trump contesta i risultati in diversi Stati, a partire da Pennsylvania e Wisconsin, e il suo team legale, guidato dall'ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, ha già avviato un'azione legale per chiedere riconteggi (molto probabile quello in Georgia) e denunciare i presunti brogli. Secondo gli avvocati del magnate, sarebbero state contate decine di migliaia di voti non validi o falsi a favore di Biden e in diversi casi gli scrutatori repubblicani non avrebbero avuto la possibilità di supervisionare lo spoglio da vicino. Se quest'ultimo rilievo, fanno sapere dai seggi, era legato al distanziamento sociale imposto dal Covid, era in realtà prevedibile che lo scrutinio dei voti postali avrebbe accresciuto il vantaggio di Biden, dal momento che a usufruirne sono stati soprattutto elettori registrati come Democratici. Ma Giuliani non ne è convinto: "Non credo nei complotti ma nemmeno nelle coincidenze", ha dichiarato nella conferenza stampa di ieri.
La concessione della vittoria, che è stata un pilastro delle elezioni presidenziali americane nell'ultimo secolo, non è richiesta dalla legge. È una consuetudine consacrata che, per la prima volta nella storia recente, potrebbe non venire rispettata. Prima del voto, il presidente si era rifiutato di impegnarsi a un trasferimento pacifico del potere in caso di sconfitta. Dopo la sfida, perduta, con Biden, ne arriva un'altra ancora più dura: quella con se stesso.