AGI – Per la Germania tutta l’Italia, con la sola eccezione della Calabria, è “zona a rischio”. E’ il Robert Koch Institut (Rki), il centro epidemiologico tedesco, ad aver aggiornato, estendendola, la lista delle aree geografiche in Europa nelle quali la diffusione dell’epidemia da coronavirus ha superato i 50 nuovi contagi su 100 mila abitanti.
Per chi rientra nella Repubblica federale da tali aree vige l’obbligo della quarantena, che può essere “abbreviato” se ci si sottopone al tampone Covid. Per quanto riguarda la penisola italiana – le indicazioni dell’Rki di norma vengono accolte automaticamente nelle avvertenze di viaggio del ministero degli Esteri tedesco – il provvedimento riguarda anche il Vaticano e la Repubblica di San Marino.
D’altronde era impossibile per Berlino non considerare la crescita drastica dei nuovi contagi in Italia (oggi oltre 31 mila), così come quelle di Francia, Belgio, Gran Bretagna, Spagna. In effetti gli “sconsigli” di viaggio del ministero guidato da Heiko Maas riguardano gran parte del Vecchio Continente: dei 26 Paesi dell’Unione europea, da questa domenica 17 Stati sono integralmente classificati “a rischio”, altri 8 in diverse loro regioni.
Un unico Paese è attualmente totalmente esente da avvertimenti: si tratta della piccola Estonia con i suoi 1,3 milioni di abitanti. Come riferisce il Robert Koch Institut sulla sua pagina Internet, oltre all’Italia, da oggi è nella lista delle zone a rischio anche l’Austria con l’esclusione di due sole piccole comunità che confinano con la Germania.
La lista si è allungata a Croazia, Slovenia, Cipro, Ungheria, Principato di Monaco.
Inoltre vi compaiono determinate regioni di Svezia, Portogallo, Danimarca, Lettonia e Grecia (Macedonia occidentale). Per quanto riguarda la Francia, è già da due settimane quasi completamente “zona a rischio”. Va aggiunto che una buona fetta della stessa Germania rientra in questa categoria, dato che ormai la gran parte del Paese ha superato il ‘tetto’ delle 50 nuove infezioni su 100 mila abitanti nei sette giorni.
Attualmente la classificazione di “zona a rischio” non implica affatto un divieto di viaggio: lo stesso Maas ha ribadito che l’intenzione di non tornare a chiusure di frontiere o limitare i viaggi come avvenne la scorsa primavera, con la prima ondata.
Tuttavia è chiaro che gli “avvertimenti” del ministero degli Esteri puntano a scoraggiare tutti gli spostamenti “non necessari” nelle aree indicate. Inoltre, viaggi già prenotati possono essere rimborsati se la meta rientra nelle “zone a rischio”.
Per chi invece rientra da tali regioni, è obbligatorio sottoporsi a 14 giorni di quarantena. Secondo le nuove misure, dall’8 novembre si potrà sottoporsi a tampone dopo il quinto giorno dal rientro: in caso di risultato negativo, si mette fine anzitempo all’isolamento.
Tra le poche aree d’Europa libere dal “rischio”, vi sono le Canarie (il provvedimento nei loro confronti è stato annullato la settimana scorsa), l’Algarve e tutto il sud del Portogallo, le isole greche. Per ora Berlino non prevede di emanare un avvertimento di viaggio “globale”, come quella che c’era stata tra marzo e giugno scorsi.