Il terrorismo islamista che ha colpito in Francia, a Nizza e ad Avignone e a Gedda, dove è stato preso di mira il consolato francese, segna l'innalzamento del livello di scontro del fondamentalismo dopo le misure adottate dall'Eliseo in conseguenza dell'uccisione di un professore che aveva mostrato in aula le vignette su Maometto. Ne abbiamo parlato con Carlo Biffani, esperto di sicurezza e antiterrorismo.
C'era da aspettarsi quello che è accaduto a Nizza, Avignone e Gedda?
Non si può certo dire che i drammatici e terribili fatti di Nizza di questa mattina giungano come un fulmine a ciel sereno. Il mondo musulmano in generale e la galassia jihadista nello specifico, da giorni battono la grancassa della condanna l’uno e delle minacce l’altro, conseguenti alla presa di posizione del presidente francese Macron nei confronti delle ormai celeberrime vignette pubblicate e ripubblicate da Charlie Hebdo. Ognuno degli attori coinvolti in questa complicatissima dinamica reclama spazi visibilità e minaccia rivendicazioni. Aldilà delle valutazioni in termini geopolitici, resta l’asciutta e drammatica considerazione relativa al fatto che per l’ennesima volta cittadini inermi sono stati attaccati e barbaramente decapitati in una città europea e in un Paese già fortissimamente provato negli ultimi sei anni da attentati di ogni genere e tipo.
Sembra che i movimenti jihadisti aspettassero solo una provocazione
Personalmente e per quel che vale, avevo già evidenziato più volte in questi giorni il fatto che i movimenti che si ispirano al Jihad non potevano non cogliere l’occasione per dare dimostrazione di esistenza in vita e per comunicare al mondo intero, quanto forte fosse ancora la loro capacità di attaccarci, questo al di là della loro reale capacità di portare avanti una concreta campagna di terrore.
La Francia però è esposta anche al di là dei propri confini continentali
Avevo nelle ultime quarantott’ore posto l’accento sulla possibilità che gli attacchi, ad interessi francesi nello specifico, e occidentali più in generale, potessero avvenire tanto sul territorio francese quanto fuori dai confini di quella nazione. Mi riferisco soprattutto a quelle aree nelle quali la forza armata d’oltralpe è impegnata nel contrasto sul terreno alle formazioni che si ispirano a Daesh. Ipotizzavo la possibilità che gruppi molto ben strutturati e presenti nella fascia sub sahariana, potessero attaccare con ancor maggiore vigore, i dispositivi militari francesi inviati dal governo a presidio di un’area fortemente infiltrata da parte dei gruppi terroristici. Il motivo per il quale mi riferivo primariamente a quello scenario è soprattutto legato alla necessità da parte di Dash di dimostrare di avere ancora, malgrado le sconfitte subite, il potere e la forza per contrastare con azioni militari gli uomini in uniforme del governo francese, su un terreno che è quello di un conflitto a bassa intensità. Ho comunque messo in allarme, rispetto alla possibilità che terroristi radicalizzati in poco tempo e sfuggiti al sistema di controllo effettuato dall’intelligence francese, potessero muoversi senza alcun tipo di ordine e con azioni che si ispirano alla cosiddetta “instant jihad” contro obiettivi civili.
Quindi lei crede più a una regia organizzata che all'iniziativa di un singolo esaltato
Resto dell’idea che Daesh e le sue ormai poche menti pensanti, sopravvissute in questi anni alla guerra spietata portata loro dalla coalizione occidentale, abbiano come obiettivo primario, non tanto e non solo quello di tenere alta la tensione colpendo a Nizza e in altre città occidentali, con operativi che si sono autoreclutati e mezzi di circostanza, ma puntino soprattutto a ripetere episodi drammatici e complessi come quelli avvenuti nella notte dell’attacco ai bistrot ed al teatro Bataclan.
Questo attacco coglie la Francia in un momento particolarmente complesso con l'epidemia di Covid fuori controllo...
Mi viene però in mente anche una sinistra similitudine fra questa situazione e la minaccia virale che stiamo vivendo ormai da quasi un anno. Cercare ed individuare i terroristi di Dash capaci di armarsi di un coltello e di commettere gesti così efferati, è un po’ come dare la caccia agli asintomatici. Non manifestano intenzioni, non sembrano apparentemente capaci di colpire, ma sono invece in grado di diffondere il virus del male, lasciandoci pochissimo spazio per difenderci individuandoli. Quando in queste ultime ore ho appreso della volontà del presidente Macron di istituire il lockdown in Francia, ho pensato che le cose per chi volesse attaccare le città d’oltralpe si complicassero, vista l’enorme presenza sul terreno di forze di sicurezza impiegate per il rispetto della chiusura totale e visto anche il diminuire della circolazione di civili. Forse bisogna chiedersi se lo stesso di tipo di ragionamento potrà essere stato fatto da chi questa mattina, approfittando delle ultime ore disponibili per muoversi con una certa tranquillità all’interno delle città francesi, non abbia proprio per questa ragione deciso quindi di agire immediatamente. Credo che a livello globale e per un periodo indeterminato, ci attendano momenti davvero difficili e vorrei ricordare a chi immaginava che la minaccia del terrorismo jihadista si fosse, se non estinta, quantomeno fortemente attenuata, che costoro non hanno mai smesso né di odiarci né di minacciarci.