Salta tutto. In forse i dibattiti, in bilico la conferma della nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema. Il coronavirus è un “cigno nero” che scombina le carte e fa ballare il tavolo. Donald Trump, la first lady Melania, la collaboratrice Hope Hicks, il manager della campagna Bill Stepien, la fedelissima Kellyanne Conway, la presidente del Gop, 2 senatori repubblicani, 3 giornalisti, il rettore di Notre Dame e 11 persone finora coinvolte nell’organizzazione del primo confronto presidenziale: tutti positivi al coronavirus, nelle 24 ore che hanno cambiato America 2020.
A 32 giorni dall’Election Day, il presidente degli Stati Uniti è ricoverato al Walter Reed Medical Center. Sta abbastanza bene, non ha bisogno di ossigeno supplementare e sta assumendo l’antivirale remdesivir. Cancellati tutti i comizi mentre le due campagne rielaborano messaggi e strategie. Che sarà dei due duelli tv in programma? In agenda ci sono altri due confronti: il 15 ottobre a Miami e il 22 ottobre a Nashville, più quello tra i candidati alla vicepresidenza tra Mike Pence e Kamala Harris il prossimo 7 ottobre, a Salt Lake City. Che ne sarà della nomina di Amy Coney Barrett per sostituire Ruth Bader Ginsburg, scomparsa a 6 settimane dal voto? Le audizioni di conferma al Senato iniziano il 12 ottobre e per approvarla (con una maggioranza risicata di 53 a 47 e 2 defezioni annunciate) serve il voto di almeno uno dei due contagiati: Mike Lee e Thom Tills.
I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), le autorità sanitarie statunitensi, raccomandano ai positivi di rimanere in isolamento per 10 giorni dalla comparsa dei sintomi e per altre 24 ore da quando è passata la febbre. In teoria Trump, che ha comunicato di essere stato contagiato all’alba di ieri, potrebbe farcela per il dibattito in Florida. Chi ha avuto contatti con un positivo deve restare in quarantena per almeno 14 giorni. Lo sfidante democratico Joe Biden, che per 90 minuti ha condiviso con il presidente il palco del primo (disastroso) faccia a faccia in tv, è risultato negativo al Covid così come la moglie Jill. Non ha interrotto la sua campagna ed è volato ieri nel Michigan pur avendo ordinato il ritiro di tutti gli spot negativi sul presidente. A rinunciare alla pubblicità a testa bassa contro “Sleepy Joe” Trump non ci pensa proprio. È stato ripreso dalle telecamere mentre lasciava la Casa Bianca per andare in ospedale a bordo del Marine One, l’elicottero presidenziale. È apparso in discreta forma. “Penso di cavarmela bene”, ha confermato in un video postato su Twitter , ringraziando per i messaggi di solidarietà.
Il moderatore del primo dibattito, l’anchor di Fox News Chris Wallace, si è scagliato contro il comandante in capo accusandolo di essere arrivato troppo tardi all’appuntamento di Cleveland per fare il test. Ha puntato il dito contro i familiari di ‘The Donald’ in platea, gli unici a non indossare le mascherine quando il regolamento prevedeva il volto scoperto solo per i duellanti sul palco e il conduttore. Una delle nipoti di Biden, Naomi, aveva sottolineato via Twitter il mancato rispetto delle regole da parte dei Trump, prima dell’inizio del dibattito. Wallace funziona a scoppio ritardato, non ha fermato lo show e si è lamentato due giorni dopo. Al primo confronto televisivo sono state ammesse solo 70 persone contro circa 900 nelle precedenti edizioni e tutti, ha tenuto sottolineare la Commissione sui dibattiti presidenziali (Cpd), sono stati testati all’ingresso.
Il faccia a faccia tra Pence e Harris rischia di diventare il passaggio più importante dei duelli in tv, resta per ora confermato per mercoledì prossimo. Le regole sono le stesse del dibattito (si fa per dire, i due candidati si sono insultati e interrotti continuamente) di Cleveland, mascherina obbligatoria nella zona “rossa” tranne che per i due sfidanti e la conduttrice: Susan Page. Tutti saranno tenuti a certificare di non aver contratto il virus.
Lo staff medico di Pence sostiene che non ha bisogno di quarantena perché “non è stato a stretto contatto” con il presidente. I dem sono preoccupati e reclamano misure più stringenti. Sembra che abbiano chiesto di raddoppiare la distanza sul palco. Questioni di potere in sospeso? Per ora nessuna, la Casa Bianca ha escluso un temporaneo passaggio di consegne al vice presidente, come previsto dal 25esimo emendamento della Costituzione, in ogni caso, con Trump in ospedale la performance di Pence diventa importante.
Dopo il caos di Cleveland, l’organo apartitico che organizza i dibattiti presidenziali dal 1988 ha annunciato modifiche al format per garantire “un confronto più ordinato”, magari spegnendo il microfono di chi interrompe o urla. Trump ha protestato, “perché non si cambiano le regole in corsa”, minacciando il boicottaggio.
Ora potrebbe essere lui a chiedere di cambiare le regole, magari per trasformare un confronto "in presenza" in un dibattito virtuale, solo online, come conferma il repubblicano Mitch McConnell, leader di maggioranza al Senato: “Il dibattito del 15 ottobre si deve fare. Bisogna andare avanti. Auspicabilmente il presidente starà bene per tempo. E come sapete si può fare anche in remoto”.
È come se il Covid si divertisse a giocare con il destino di questa campagna presidenziale con continui colpi di scena e inversioni dei ruoli. Il treno è in corsa. McConnell è il regista delle operazioni repubblicane, ha confermato di voler approvare prima dell’elezione del 3 novembre la nomina di Barrett alla Corte Suprema.
Barrett, secondo il Washington Post, ha già avuto il Covid la scorsa estate. Forse è stata la sua salvezza, visto che 8 contagiati, Trump compreso, erano alla cerimonia organizzata alla Casa Bianca per la sua nomination, in pompa magna, nel giardino delle Rose con 150 ospiti, quasi tutti senza mascherina, nessun distanziamento. Trump e McConnell vogliono una conferma rapida, la nomina di Barrett diventa un asset importante della campagna presidenziale che è entrata in una fase di riposizionamento rapido. Ma è proprio la cerimonia organizzata per la sua nomination, il focolaio del contagio, a far vacillare la sua nomina, così come la corsa di Trump che ne ha fatto una bandiera elettorale.
Nella campagna c'è un vorticoso cambio di scena, sul palcoscenico c'è il Signor Coronavirus, Trump lo ha sfidato, Biden lo ha evitato. La notte del 3 novembre vedremo chi dei due starà in piedi.