Dalla netta presa di posizione del 3 aprile - "la mascherina è una scelta volontaria" - ai più miti consigli del 12 luglio, quando la indossò per la prima volta in pubblico.
In sette mesi di epidemia, Trump ha detto tutto e il contrario di tutto, fino ad arrivare a chiedere che "quando non si è in grado di prendere le distanze socialmente, si indossi una mascherina".
"Che ti piacciano o no le mascherine, hanno un impatto, avranno un effetto e abbiamo bisogno di tutto quello che possiamo ottenere... la userò, volentieri... Tutto ciò che potenzialmente può aiutare... è una buona cosa" aveva detto il 21 luglio.
Dall'altra parte della barricata, Joe Biden, lo sfidante democratico alle presidenziali, ha ripetuto come un mantra "indossate la mascherina", in linea con i consigli dell'Oms.
Proprio sull'Oms, Trump ha consumato lo strappo più forte. Prima ha minacciato il taglio dei fondi, poi ha fatto uscire gli Usa dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Decisione che, in caso di sconfitta del presidente il 3 novembre, Biden potrebbe ancora rovesciare, come quella dell'uscita dall'organizzazione Onu sui diritti umani.
Nella pandemia, Trump non ha fatto mistero di non apprezzare l'organizzazione di Ginevra. A cominciare dalla polemica 'mascherine sì-no' alimentata dall'incertezza dell'Oms stessa, per proseguire sulla posizione debolissima dell'agenzia Onu rispetto alla gestione della Cina e al ritardo sugli allarmi iniziali per concludere sull'idrossiclorochina. Trump la riteneva una panacea, l'Oms l'ha testata per poi abbandonarla del tutto in giugno come inutile contro il Covid-19.
L'atteggiamento di Trump durante la pandemia è stato comunque ondivago anche su cure e rimedi: dall'annuncio del ricorso all'idrossiclorochina a quello sul vaccino entro l'anno.
Il 24 gennaio, il presidente twittava: "La Cina ha lavorato duramente per contenere il coronavirus. Gli Stati Uniti apprezzano molto i loro sforzi e la trasparenza. Andrà tutto bene. In particolare, a nome del popolo americano, voglio ringraziare il presidente Xi!". Il 18 marzo, in un tweet, il presidente ha attribuito la 'colpa' alla Cina per la diffusione del virus: "Ho sempre trattato il virus cinese molto seriamente, e ho fatto un ottimo lavoro fin dall'inizio, compresa la mia decisione di chiudere le "frontiere" dalla Cina, contro il volere di quasi tutti".
Il 23 aprile, aveva auspicato fossero possibili iniezioni di disinfettante, per eliminare il virus. Poi, la corsa alla smentita e alla correzione, nel timore che qualcuno di iniettasse davvero della varechina: Trump precisò che non incoraggiava la gente a ingerire o iniettarsi il disinfettante e definì "sarcastiche" le proprie osservazioni.
Il 19 settembre, la notte prima che gli Usa superassero i 200.000 morti: "Non riguarda praticamente nessuno. È una cosa straordinaria. Colpisce... persone anziane con problemi di cuore e altri problemi - se hanno altri problemi è questo che colpisce davvero, questo è tutto". Il 29 settembre nel dibattito presidenziale, dopo aver estratto una mascherina dalla tasca: "Indosso le mascherine quando serve".
E durante il dibattito di martedì notte sul rivale democratico Joe Biden: "Non indosso mascherine come lui. Ogni volta che lo vedi, lui ha una mascherina. Potrebbe parlare a 200 metri da voi e presentarsi con la maschera più grande che abbia mai visto" .