AGI - 'L'United Kingdom Internal Market Bill', la legge sul mercato interno britannico, è il provvedimento legislativo che fa tremare la sterlina e getta benzina sul fuoco nei rapporti già complessi tra Londra e Bruxelles, alle prese con le trattative per raggiungere un accordo definitivo sulla Brexit entro fine anno.
Il suo obiettivo, illustrato dal premier Boris Johnson lo scorso 9 settembre, è consentire di derogare in via permanente agli obblighi derivanti dal protocollo sull'Irlanda-Irlanda del Nord. Ciò permetterà, in caso di no deal, di garantire un commercio regolare all'interno del Regno Unito, evitando ad esempio i dazi tra l'Irlanda del Nord e la terraferma.
Se approvato da entrambe le Camere, il controverso disegno di legge costituirebbe una palese violazione del protocollo su Irlanda/Irlanda del Nord, consentendo alle autorità del Regno Unito di non tenere conto degli effetti giuridici delle disposizioni sostanziali del protocollo nel quadro dell'accordo di recesso già firmato con l'Ue un anno fa.
L'Internal Market Bill conferisce a Londra il potere legale di ignorare due punti importanti di quel protocollo, concordato nell'ottobre 2019 tra il premier Johnson e Dublino per evitare il ritorno a una frontiera dura con l'Irlanda.
La legge della discordia autorizzerà il Regno Unito a cancellare i controlli doganali preventivi su tutti i beni che dalla Gran Bretagna vanno in Irlanda del Nord (e viceversa), pensati anche per proteggere l'integrità del mercato unico europeo. Salterebbe anche il regime sugli aiuti di Stato in Irlanda del Nord, che secondo quell'accordo di divorzio devono seguire le regole dell'Unione europea per almeno 4 anni.
Dopo aver incassato il via libera della Camera dei Comuni, ora il disegno di legge deve superare l'esame della Camera dei Lord, in cui i conservatori non hanno maggioranza. Non appena presentato da BoJo, molti analisti hanno avvertito che la sola stesura del progetto di legge - che entrerà in vigore soltanto in caso di mancata intesa - metterà i bastoni fra le ruote ai negoziati in corso, minerà la fiducia fra le parti oltre a minacciare la stabilità del confine tra Irlanda del Nord e Irlanda dopo il 31 dicembre 2020, data che segnerà la fine dei negoziati e l'uscita ufficiale della Gran Bretagna dall'Unione europea.