AGI - Dov'è finita Kamala Harris? C'è ma non si vede, forse ricomparirà in Senato per un'occasione istituzionale. La scommessa “storica” dei democratici per la vice presidenza è praticamente invisibile, quando mancano 40 giorni all’Election Day e Donald Trump è in grande spolvero, complice anche la scomparsa di Ruth Bader Ginsburg e la possibilità di nominare un terzo giudice conservatore alla Corte Suprema.
Sul basso profilo di Kamala non ci piove. Sulle motivazioni si può discettare. La più cinica è che abbia già esaurito il suo compito: consentire a Joe Biden di correre con una donna rappresentante delle minoranze, proprio come aveva promesso di fare. Ma come senatrice e membro della commissione Giustizia del Senato, potrebbe tornare a brillare. Sarà chiamata ad interrogare la papabile sostituta di Ginsburg, Amy Coney Barrett. Lo show è assicurato e i riflettori saranno puntati su di lei. I dem sono sul piede di guerra perché vorrebbero far slittare la nomina a dopo l’elezione.
Le audizioni di conferma per la Corte Suprema sono seguitissime in America. Oltre 20 milioni di americani guardarono in tv quella di Brett Kavanaugh, il controverso giudice accusato di aver tentato di stuprare una coetanea quando era al liceo. Kamala potrà tornare in azione ma l’impresa per lei sarà più ardua del solito. Di inclinazione liberal, l’aspirante vice presidente dovrà stare attenta a non alienare i democratici moderati oltre che a non prendere il sopravvento (mediatico) su Biden.
Potrebbe fare la differenza? “Non credo (che l’audizione) possa avere un impatto clamoroso sugli elettori indecisi, piuttosto su alcune gare per il Senato. Non sposterà molti voti ”, osserva Melissa Marschall, professore di scienze politiche alla Rice University.
I dem sono invece convinti che riuscirà a galvanizzare la base, citando a riprova il fiume di donazioni (per circa 200 milioni di dollari) che si è riversato nella casse dei candidati del partito dell’Asinello all’indomani della morte di Ginsburg, paladina dei diritti e delle donne.
Un sondaggio di Marquette University segnala come il 59% dei sostenitori di Biden consideri la nomina per la Corte Suprema molto importante contro il 51% dei fan del tycoon. Harris, forte della sua esperienza come procuratore generale della California, è un osso duro durante le audizioni.
Ha messo sulla graticola il ministro di Giustizia William Barr nel 2019 quando è stato ascoltato sul Russiagate e l’inchiesta di Robert Mueller sulle interferenze di Mosca nelle presidenziali Usa del 2016. Lui ha tentennato (e la scena è diventata virale sui social) quando gli ha domandato se Trump gli avesse mai chiesto di aprire dossier su qualcuno in particolare. Anche con Kavanaugh fu pungente. “Conosce qualche legge che attribuisce al governo il potere di prendere decisioni sul corpo degli uomini?”, lo incalzò Kamala mettendolo in un angolo. “Non me ne vengono in mente al momento”, fu la sua imbarazzata risposta.
Il comandante in capo ha dato ad Harris della “nasty”, ovvero della maligna. “A quanto pare Donald Trump ogni volta che si sente minacciato da una donna forte, lancia questi disgustosi e assurdi attacchi. È quel tipo di sessismo che ti fa venir voglia di sbattere la testa contro il muro”, commenta Harris in un messaggio ai sostenitori. Dopo la sua brillante performance durante l’audizione di Kavanaugh, molti democratici in corsa alle elezioni di metà mandato nel 2018 si appoggiarono a lei per fare campagna. Non tutti vinsero, ma la gara si fece certamente più interessante.
Il nome della prescelta per la Corte Suprema sarà annunciato domani alle 17 nel giardino delle Rose, “anche se piove”, ha assicurato ieri Trump durante un comizio a Jacksonville, in Florida (Battleground State che potrebbe decidere la presidenza) e dove farà campagna anche oggi (a Miami), con gli ispanici nel mirino. Poi The Donald volerà in Georgia, uno dei tre Stati che conquistò con facilità nel 2016 e che oggi non può più dare per scontati.
L’ultimo sondaggio di New York Times-Siena College vede un testa a testa con Biden (entrambi al 45%) in Georgia. La stessa rilevazione segnala un margine di vantaggio di appena 3 punti per il presidente nel rosso Texas, al 46% contro il 43% del rivale. Anche nell’Iowa Trump risulta in pole di appena il 3% con il 45% dei consensi contro il 42% dell’ex numero due di Barack Obama.
Biden convince più di Trump le donne dell’Iowa (50 a 36) e, seppur di misura, anche quelle del Texas e della Georgia. La nomination per la Corte Suprema sarà indicativa sulla strategia del tycoon. Se sarà confermata la favorita Barrett, è ai conservatori cristiani che guarda. Se invece arrivasse, a sorpresa, la nomina dell’altra papabile, la cubana-americana Barbara Lagoa, significherebbe che è pronto a tutto pur di prendersi la Florida e magari la maggioranza degli ispanici in tutto il paese. La nomina dovrà poi essere sottoposta al vaglio del Senato. I repubblicani hanno i numeri per approvarla, Kamala la grinta per contrastarla. La vittoria, per dirla con Napoleone, appartiene a chi persevera.