AGI - Giudice liberal e icona pop. Ruth Bader Ginsburg, seconda donna della storia americana a far parte del massimo organo giudiziario (dopo Sandra Day O'Connor) è morta all'età di 87 anni, per complicazioni legate al cancro al pancreas. Paladina dei diritti e della lotta per la parità di genere era stata nominata da Bill Clinton nel 1993.
Il presidente Donald Trump l’ha definita “un titano della Legge”, ordinando le bandiere a mezz’asta alla Casa Bianca. Si è spenta circondata dai familiari nella sua abitazione di Washington.
Pochi giorni prima di morire aveva dettato il suo testamento politico alla nipote Clara Spera: “"Il mio più fervente desiderio è di non venire sostituita fino a quando non si sarà insediato il nuovo presidente”.
Era uno dei quattro giudici progressisti nel panel di nove membri del massimo organo giudiziario Usa che si avvia verso una schiacciante maggioranza conservatrice, 6 a 3.
Il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell, si è detto pronto a votare la ratifica della nomina della Casa Bianca che potrebbe arrivare a giorni. I democratici reclamano che sia il prossimo presidente a scegliere il successore.
Ginsburg è stata l'architetto legale della lotta per l’emancipazione femminile negli anni Settanta e l’alfiere delle libertà civili. Lo status di popstar, consacrato anche al cinema con due film sulla sua vita, è arrivato in tarda età, intorno agli 80 anni. Ha un soprannome da rapper, Notorious Rbg (preso in prestito da The Notorious Big, assassinato nel 1997) e la sua immagine troneggia su magliette, tazze, tatuaggi e ogni tipo di gadget mentre i suoi rinomati colletti, oltre a fare tendenza, lasciavano intuire il suo stato d’animo.
Occhialoni, minuta e riservata, senza mai alzare la voce è stata la donna più rivoluzionaria d’America. Nata a Brooklyn nel 1933 da genitori ebrei immigrati dalla Russia, si era laureata ad Harvard (una delle nove ragazze in una classe di 500). Dopo la laurea, eèdiventata avvocato in un momento in cui “le donne non erano desiderate nella professione legale”. Faticò moltissimo a trovare lavoro.
La sua prima vittoria in tribunale risale agli anni Settanta, nel caso “Frontiero versus Richardson”, quando sostenne le ragioni di una sottotenente dell’aeronautica discriminata per poi arrivare all’equiparazione tra discriminazione razziale a sessuale.
La sua prima rinomata opinione come giudice risale al 1996 quando venne dichiarata incostituzionale la policy del Virginia Military Institute che da 157 anni ammetteva solo uomini. I suoi “Io dissento” sono diventati proverbiali. Vantava una profonda amicizia con il giudice conservatore Antonin Scalia con il quale condivideva un profondo amore per l’opera.
Del marito Marty Ginsburg, conosciuto all’università e morto di cancro nel 2010, disse che era l’unico uomo al quale importava che lei avesse un cervello. Lascia due figli, Jane e James, sua nipote ed un posto da riempire che segnerà la cultura americana per almeno una generazione.