AGI - Sono nuovamente i giornalisti a pagare il prezzo delle tensioni tra Cina e Stati Uniti. Ad almeno tre reporter di altrettante testate statunitensi è stato rifiutato il rinnovo delle credenziali per lavorare in Cina, in quella che appare una ulteriore escalation con gli Stati Uniti sulla questione dei media. I tre corrispondenti, che lavorano per Wall Street Journal, Cnn e Getty Images, non hanno potuto rinnovare le tessere stampa come conseguenza della disputa tra Pechino e Washington sui giornalisti cinesi negli Usa. Al posto del rinnovo della press card, sono state date ai reporter lettere di permesso temporaneo per potere svolgere il loro lavoro con le credenziali scadute.
Vittime di questa decisione sono i giornalisti del Wall Street Journal Jeremy Page, di nazionalità britannica, e David Culver della Cnn, a cui è stato concesso il rinnovo del visto - che dipende dalla press card, generalmente della durata di un anno - ma solo per due mesi. Getty Images non ha rilasciato commenti sulla vicenda.
L'allarme dell'associazione dei corrispondenti
Il Foreign Correspondents Club of China, associazione che riunisce i giornalisti stranieri che operano in Cina, si è detto “molto allarmato” dal comportamento delle autorità cinesi che coinvolgono anche giornalisti dell’agenzia Bloomberg. “Queste pratiche coercitive hanno di nuovo tramutato i giornalisti stranieri accreditati in Cina in pedine di un più ampio conflitto diplomatico”, è il commento del Fccc, che chiede la fine di queste forme di rappresaglia.
La Cina, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, “ha mantenuto la massima moderazione e non ha messo in atto contromisure” alle azioni degli Stati Uniti nei confronti dei giornalisti cinesi. Su Twitter, la portavoce Hua Chunying, ha sottolineato che Pechino sarebbe “felice di continuare l’eccellente cooperazione con i giornalisti Usa qui, se i giornalisti cinesi fossero trattati equamente negli Stati Uniti”.
Già 3 giornalisti Usa erano stati espulsi per rappresaglia
La Cina ha già espulso dall’inizio dell’anno i giornalisti statunitensi di tre delle maggiori testate Usa - New York Times, Washington Post e Wall Street Journal, una rappresaglia contro le misure degli Stati Uniti nei confronti dei media cinesi catalogati come “missioni straniere” e soggetti a restrizioni degli organici e a un accorciamento la durata dei visti per i giornalisti cinesi negli Usa.