AGI - Le sanzioni decise dall'Unione Europea spingono il presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, a cercare la sponda della Russia, mettendo da parte le recenti frizioni.
Ieri la candidata presidente dell'opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, riparata a Vilnius, aveva chiesto aiuto all'Europa perché la aiuti a dialogare con le autorità di Minsk.
Bruxelles ha reagito disconoscendo l'esito del voto che ha conferito a Lukashenko il suo sesto mandato.
Lukashenko, intermediari non ci servono
Sebbene migliaia di cittadini continuino a manifestare ogni giorno accusandolo di aver truccato le elezioni, Lukashenko, al potere dal 1994, ha replicato oggi di "non aver bisogno di governi stranieri, di intermediari" e ha assicurato che Mosca aiuterà la Bielorussia a "garantire la sicurezza" dopo una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin.
I rapporti tra le due nazioni, tradizionalmente solidi, hanno raggiunto inedite vette di tensione nei giorni prima del voto, quando trentadue contractor russi erano stati arrestati a Minsk con l'accusa di interferire nelle operazioni di voto. Mosca aveva protestato, affermando che i contractor erano diretti in Turchia e si trovavano in Bielorussia solo di passaggio.
Nei giorni successivi i media vicini al Cremlino, a cominciare da Russia Today, si riempirono di articoli fortemente critici nei confronti di Lukashenko, dove le proteste di piazza venivano definite come frutto di un malessere giustificato e genuino e non eterodirette, come la Russia afferma siano state quelle di piazza Maidan in Ucraina. Proprio ieri i trentadue contractor sono stati rimpatriati, a sancire il ritorno del sereno tra le due ex repubbliche sovietiche.
Da Putin aiuto alla prima richiesta
"Oggi ho avuto una lunga e sostanziosa conversazione con il presidente russo", ha dichiarato oggi Lukashenko all'agenzia stampa statale BelTA, "abbiamo convenuto che alla nostra primissima richiesta, sarà fornito un aiuto completo per garantire la sicurezza della Bielorussia".
"Non cederemo il Paese a nessuno", ha aggiunto. Un intervento di Mosca in Bielorussia "al momento appare improbabile" ma non è da escludere qualora il Cremlino intravedesse un "pericolo per i suoi interessi nazionali", ha sottolineato all'Agi Alexander Klaskovsky, analista politico dell'agenzia di stampa indipendente Belapan. Putin, nondimeno, ha già dimostrato a Lukashenko che il suo sostegno non è solo formale.
L'agenzia Ria Novosti riporta che il ministero degli Interni russo ha inserito nella lista dei "ricercati interstatali ai sensi di un articolo del codice penale" due figure di rilievo dell'opposizione bielorussa: Valery Tsepkalo, ex candidato alle presidenziali, e Stepan Putilo, animatore del canale Telegram Nexta, tra i riferimenti dei dimostranti scesi in piazza in questi giorni.
L'inserimento nella lista comporta che Tsepkalo e Putilo possano venire arrestati qualora mettano piede nel territorio della Federazione.
Se Putilo vive da anni in Polonia, è proprio in Russia che Tsepkalo si sarebbe rifugiato insieme ai suoi due figli dopo che la sua candidatura era stata respinta e le autorità di Minsk avevano minacciato l'apertura di un procedimento penale nei suoi confronti.
Sergei Gasoyan, legale di Tsepkalo, ha spiegato all'agenzia russ che non è ancora chiaro se siano già state avviate le indagini nei confronti del suo assistito, che sarebbe accusato di corruzione.
A Minsk, intanto, si sono svolti stamane i funerali del manifestante morto il 10 agosto durante le proteste. Secondo il ministero dell'Interno, Alexsandr Taraykovsky sarebbe stato ucciso da un ordigno che stava per lanciare contro la polizia ma gli è esploso in mano. Il gruppo di blogger investigativi russi Conflict Intelligence Team ritiene invece credibile l'ipotesi che l'uomo sia stato ucciso a colpi di arma da fuoco dagli agenti delle forze speciali.