Le forze armate greche in stato di massima allerta, lo scambio di accuse tra Atene ed Ankara, una nave per l'esplorazione di risorse naturali ad un passo dalla Grecia, il tentativo della Nato e della Germania di gettare acqua sul fuoco.
E' altissima la tensione nel Mediterraneo orientale, l'oggetto del contendere ancora le trivellazioni di gas naturale nei pressi dell'isola greca di Kastellorizo, anche se in serata il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è sembrato aprire ad una soluzione politica: "Invito le parti coinvolte a sedersi e cercare una soluzione che rispetti i diritti di tutti. La Turchia non ha mire rispetto alle pretese legittime altrui. Siamo sempre disposti a trovare una soluzione in linea col diritto attraverso il dialogo, ma abbiamo constatato come la parte greca non abbia agito in maniera corretta".
Oggi a far segnare tempesta era stato per primo il ministro turco per l'Energia, Fatih Domnez: "La nostra nave di ricerca sismica Oruc Reis ha raggiunto il luogo in cui svolgerà il suo lavoro nel Mar Mediterraneo", aveva dichiarato su Twitter. "La Turchia continuerà senza sosta le sue attività nel Mediterraneo e nel Mar Nero al fine di garantire la sua indipendenza energetica". Contestualmente la Marina turca ha emesso un avviso di informazione marittima (Navtex) che indica che l'Oruc Reis condurrà le sue ricerche dal 10 al 23 agosto in un'area tra le isole di Creta, nel sud della Grecia, e Cipro e al largo della città turca di Antalya. La missione delle navi sismiche è quella di localizzare eventuali depositi sottomarini di gas.
L'annuncio della ripresa delle ricerche turche nel Mediterraneo orientale l'aveva fatta venerdì scorso il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Era la sua irata risposta alla firma dell'accordo sui confini marittimi tra la Grecia e il Cairo. Che a sua volta era la risposta di Atene all'intesa sottoscritta da Ankara e dal governo di accordo nazionale guidato da Fayez al-Serraj a Tripoli, con le parti in causa che rispettivamente definiscono "nullo" l'accordo dell'altro.
Un'escalation in pieno Mediterraneo.
Un'escalation in pieno Mediterraneo. Fonti di Atene affermano che in questo quadrante di Mediterraneo vi sarebbero "numerose navi da guerra" sia battenti bandiera greca che battenti bandiera turca. I media locali parlano di un intenso movimento della flotta turca, a nord-est di Rodi.
Nella capitale greca è stata convocata una seduta straordinario del consiglio di sicurezza, presieduta dal premier Kyriakos Mitsotakis, nella quale si è dibattuto su "come reagire alle provocazioni turche". Il punto è che, dal punto di vista di Atene, la ricerca di gas da parte della Turchia a sud delle isole greche è "illegale", perché quest'area appartiene alla zona economica esclusiva della Grecia. Posizione condivisa dall'Ue, che ha chiesto ad Ankara di interrompere subito le ricerche. Nel tentativo di allargare una sponda internazionale, il premier Mitsotakis ha parlato questa mattina con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, secondo il quale "la situazione deve essere risolta nello spirito della solidarietà tra nazioni alleato e in concordanza con il diritto internazionale". A stretto giro di posta si è fatta risentire anche Berlino, chiedendo ad Ankara e Atene di intavolare "colloqui diretti" volti ad allentare la tensione. A detta del portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, “c'è urgente bisogno che le parti coinvolte, Grecia e Turchia, conducano dei colloqui per discutere le loro dispute marittime e trovino una soluzione”. In qualche modo l'uscita serale di Erdogan sembra una risposta a Berlino.
La Turchia non aveva mai formalmente annunciato l'interruzione delle attività di ricerca di gas in un'area rivendicata anche da Grecia e Cipro, ma a fine luglio, a seguito di una conversazione telefonica di Erdogan con la cancelliera Angela Merkel, la nave da ricerca sismica turca Oruc Reis rimase in porto invece di fare il viaggio annunciato in una zona contestata.
E' stata l'intesa tra la Grecia e l'Egitto a reinnescare la miccia: anche oggi il ministero degli Esteri turco ha ribadito che quello sui confini marittimi è un accordo
"pirata", che non fa altro che "far aumentare" la tensione nel Mediterraneo. "L'accordo pirata trovato con l'Egitto - si sottolinea - conferma la mancanza di onestà e di sincerità da parte della Grecia nel dialogo intavolato nel Mediterraneo orientale". Venerdì, dal canto suo, era stato il ministro degli Esteri di Atene, Nikos Dendias, ad annunciare che l'accordo tra Ankara e Tripoli è degno di finire "nel cassonetto".
Perché Kastellorizo è così importante
Per quanto riguarda l'isola di Kastellorizo (che gli italiani conoscono bene, grazie al film premio Oscar "Mediterraneo" di Gabriele Salvatores), situata a pochi chilometri dalla costa turca, ma a circa 600 chilometri dalla terraferma greca, essa rappresenta un punto fondamentale, ma non l'unico che la Turchia potrebbe utilizzare a proprio vantaggio.
"Ora nessuno ci accusi di far aumentare la tensione nell'area e nessuno ci dica che non dobbiamo inviare le nostre navi perché non sarà ascoltato. Ci faremo valere sul campo e nelle sedi opportune perché è chiaro che la Grecia non ha nessuna intenzione di dialogare", ha tuonato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. Idem il portavoce del suo dicastero, Hamy Aksoy: "La parte che acuisce le tensioni nel Mediterraneo non è la Turchia, ma la Grecia". A Bruxelles e a Berlino si guarda con "preoccupazione" a questa tempesta nel Mediterraneo orientale.