AGI - A una settimana esatta dal vertice Ue che dovrà decidere sul piano di rilancio dei Paesi più colpiti dalla pandemia, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha proposto una mediazione tra il piano della Commissione e i cosiddetti Paesi 'frugali'.
Michel propone di ridurre il budget per il 2021-2027 a 1.074 miliardi di euro, il 2,36% in meno di quello proposto dalla Commissione europea, ma mantenere il Recovery Fund a 750 miliardi (un fondo costituito da sovvenzioni e prestiti, da garantire con una raccolta di denaro sui mercati e attraverso le risorse proprie dell'Ue.).
"È tempo di agire, è tempo di decidere", ha aggiunto Michel, presentando il compromesso in una conferenza stampa "virtuale"
. La proposta di un bilancio Ue da 1.074 miliardi per il settennio 2021-2027 è a metà strada fra quanto proposto dalla Commissione (attorno a 1.100 miliardi) e quanto ipotizzato dai Paesi cosiddetti "frugali", ovvero Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca (circa 1.050).
Michel ha proposto anche di mantenere gli sconti che ricevono sul loro contributo al bilancio dell'Ue Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Austria e la Germania perché versano a Bruxelles più di quello che ricevono con i vari programmi.
L'ex premier belga è abituato alle mediazioni e ai compromessi, ma non ha nascosto le difficoltà della trattativa in corso: "Sarò impegnato fino a venerdi' prossimo a convincere tutti i leader dell'importanza di un accordo per il futuro dell'Europa", ha detto preannunciando incontri con i capi di Stato e di governo in vista del vertice del 17 e 18 luglio.
"Sarà un negoziato molto complesso, ma dobbiamo puntare a una trasformazione dell'Europa, che deve essere più robusta e più verde. L'obiettivo è dimostrare di saperci unire per affrontare la difficile situazione sociale ed economica, e di guardare anche oltre".
Per il Recovery Fund, Michel vuole mantenere la stessa distribuzione tra sussidi non rimborsabili (500 miliardi di euro) e prestiti (250 miliardi): sebbene su questo punto vi siano diverse sensibilità, ha osservato, è necessario mantenere questo equilibrio "per evitare di sovraccaricare gli Stati membri con un livello elevato di debito", il che "non sarebbe solo un problema per loro, ma per il mercato unico".
Questo fondo di recupero, da finanziare con l'emissione del debito comune, "è uno strumento eccezionale per una situazione eccezionale".
Al vertice del 17 e 18 luglio, Michel proporrà anche di modificare i criteri per la distribuzione della maggior parte degli aiuti del fondo, in modo che il 70% del denaro sarà impegnato tra il 2021 e il 2022 e sarà distribuito secondo i criteri stabiliti dalla Commissione (che ha tenuto conto del Pil, della popolazione e del tasso di disoccupazione tra il 2015 e il 2019 degli Stati); il restante 30% sarà impegnato dal 2023 e sarà assegnato sulla base del calo del Pil registrato da ciascun Paese nel 2020 e nel 2021.
L'obiettivo è che ci sia un "vero legame tra la crisi e il piano di ripresa e garantire che i soldi vadano alle regioni e ai settori più colpiti" (numerosi Paesi avevano chiesto di modificare i criteri proposti dalla Commissione perché ritenevano ingiusto che si tenesse conto della disoccupazione pre-pandemia).
Per quanto riguarda le condizioni per l'accesso agli aiuti, Michel proporrà al vertice Ue che i Paesi debbano presentare alla Commissione piani di "recupero e resilienza" per il periodo 2021-2023, che rispettino le raccomandazioni economiche formulate da Bruxelles. Tali piani dovranno essere approvati dal resto degli Stati membri a maggioranza qualificata, su proposta della Commissione, e i Paesi dovranno raggiungere gli obiettivi fissati per ricevere gli esborsi.
Nel 2022 sarà riesaminato tutto.
Per assicurare nuove risorse al bilancio europeo e sostenere i nuovi costi, Michel propone di introdurre già nel 2021 un'imposta sulla plastica non riciclata e nel 2023 un meccanismo di adeguamento della tassa sul carbonio alla frontiera, nonché un'imposta digitale europea. Il piano di rilancio complessivo, ha sottolineato il presidente, sarà superiore a quelli messi in campo da Usa e Cina: nel caso dell'Europa, si tratta del 17% del reddito lordo nazionale medio, contro il 15,9% dei pacchetti varati in Usa e il 4,2% del del "reddito nazionale lordo" cinese.
"Non si tratta solo di affrontare l'emergenza. Dobbiamo anche decidere come posizionare l'Europa nei prossimi 10-15 anni". Una necessità -ha detto-per giustificare l'ambizione della proposta.