AGI - “Abbiamo bisogno di una leadership globale, altrimenti non potremo rispondere efficacemente a sfide come una pandemia. Uno dei miei obiettivi è rendere la nostra organizzazione più agile per poter rispondere meglio ai problemi delle persone. Ma per la maggior parte delle riforme c’è bisogno del consenso di tutti gli Stati membri e questo rende il processo più lento”. È quanto afferma António Guterres, Segretario generale dell’Onu, in un’intervista a la Repubblica che traccia anche un bilancio dell’Organizzazione.
Secondo Guterres, l’Onu oggi non è affatto “una federazione di democrazie” bensì “un’organizzazione in cui sono rappresentati tutti i Paesi del mondo” e pertanto “queste organizzazioni intergovernative comportano inevitabilmente delle contraddizioni” per le quali “la comunità internazionale non riesce a trovare una risposta comune alla pandemia”. Insomma, “le strategie continuano a rimanere diversissime tra un Paese e l’altro” e “la ragione principale di questo fatto sono i rapporti disfunzionali fra le maggiori potenze”.
Su come poi potrà essere il mondo dopo il coronavirus, Guterres disegna due scenari: in quello più ottimista, i Paesi sviluppati – dice – “coordineranno le loro risposte e riusciranno a contenere il virus per evitare una seconda ondata” mentre “i Paesi in via di sviluppo riusciranno a evitare una catastrofe” e così “nel giro di due o tre anni le cose torneranno alla normalità”, ma nello scenario più pessimista, “la risposta coordinata non ci sarà e vedremo un disastro nell’emisfero meridionale e una seconda ondata pesante nel Nord del mondo, con conseguenze economiche terribili e una depressione mondiale di cinque o sette anni”.
Guterres conclude tuttavia dicendo anche che è comunque ancora “troppo presto per prevedere che traiettoria seguirà il mondo nell’era post-pandemia” tuttavia si augura “che questa crisi svolga la funzione di un campanello d’allarme”.