AGI - La strada per l'accordo sul Recovery fund resta in salita. Al primo incontro formale dopo la presentazione della proposta della Commissione, gli Stati membri marcano le distanze e un'intesa al momento sembra lontana. Austria, Olanda e Ungheria attaccano il piano di Ursula von der Leyen, chiedono maggiori condizionalità sui prestiti e insistono nel voler ridurre le sovvenzioni a favore dei paesi piu' colpiti. L'Italia difende il piano Ue e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri parla di "compromesso equilibrato che non deve essere ridimensionato. Ma a 10 giorni dal Consiglio europeo di fine giugno, che non sarà comunque decisivo, lo scontro si riaccende all'Ecofin.
I paletti dei "frugali"
La posizione negoziale più dura arriva dai due paesi capofila dei cosiddetti 'frugali', ovvero Austria e Olanda, ma una nuova stoccata arriva anche dall'Ungheria. Il governo olandese insiste sulla necessità di concedere le risorse del Recovery Fund attraverso prestiti, e non stanziamenti a fondo perduto, e di introdurre condizionalità legando la concessione di fondi alle riforme raccomandate nell'ambito del Semestre europeo.
I Paesi Bassi, inoltre, rimangono scettici sull'ammontare complessivo delle risorse e la loro distribuzione, e sull'aumento del tetto delle risorse proprie per rimborsare il debito che sarà emesso dall'Ue. Posizione simile a quella di Vienna, che ribadisce che "non accetterà questo pacchetto", "perche' l'onere che impone ai contribuenti austriaci sarebbe semplicemente troppo grande". "Siamo tuttavia pronti ad andare avanti con i colloqui", ha detto il ministro delle Finanze, Blumel, ribandendo che mai il governo di Sebastian Kurz darà il suo via libera all'approvazione del piano anti-crisi da 750 miliardi di euro, fino a quando le sue dimensioni non saranno ridotte e i dettagli dei rimborsi saranno esplicitamente indicati.
Posizione dura anche da parte di Budapest: secondo il ministro delle Finanze ungherese, Varga Mihaly, il piano per la ripresa proposto dalla Commissione europea "nella sua forma attuale è ingiusto per l'Ungheria, perché in essenza è un'idea ritagliata su misura per le necessità dei paesi del Sud".
La Commissione prova a tenere il punto, sapendo che la strada che porterà a un accordo resta in salita: "Oggi c'è stata una prima discussione e si è fatto solo un primo passo - dice il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis - tutti gli Stati membri sono d'accordo che si debba fare di più e insieme per affrontare la crisi: la Commissione chiede mantenere alto il livello di ambizione in spirito di solidarietà".