È di almeno trecento arresti il bilancio delle proteste a Hong Kong contro la legge sull'inno nazionale, in discussione all'Assemblea Legislativa, il parlamento della città. Già dalla serata di ieri, il palazzo era circondato dagli agenti, che hanno eretto barriere e bloccato strade per impedire l'accesso ai manifestanti pro-democrazia.
Le proteste riguardavano la legge sull'inno nazionale, la cui approvazione è prevista per il mese prossimo, che prevede pene pecuniarie e fino a tre anni di carcere per chiunque insulti o si mostri irrispettoso verso l'inno cinese. La tensione rimane alta a Hong Kong anche per la legge sulla sicurezza nazionale nella città, la cui approvazione è attesa domani da parte dell'Assemblea Nazionale del Popolo, l'organo legislativo del parlamento cinese, e che ha destato critiche da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea.
Le tensioni si sono concentrate nelle aree di Central e Causeway Bay, sull'isola di Hong Kong, e a Mong Kok, sulla penisola di Kowloon, dove hanno protestato in migliaia. Gli agenti hanno fatto ricorso a pallini urticanti contro i manifestanti per rimuovere i blocchi stradali a Central, mentre a Causeway Bay, i manifestanti, con mascherina protettiva sul volto, sono stati fatti sedere in un'area transennata dalla polizia, che ha proceduto a circa ottanta arresti.
La maggiore parte degli arresti è stata per assemblea illegale, riferisce la polizia. "Liberare Hong Kong! Rivoluzione del nostro tempo" e "indipendenza, unica via d'uscita", sono stati alcuni degli slogan. A Mong Kok un taxi ha cercato di forzare il blocco stradale dei manifestanti, senza riuscirvi, e sulle strade sono apparsi anche i cannoni ad acqua, già usati domenica scorsa per disperdere la folla che protestava con la legge sulla sicurezza nazionale.
Intanto, un nuovo sostegno alle proteste è giunto da Taiwan. La presidente, Tsai Ing-wen, ha annunciato un piano "umanitario" per i manifestanti che vorranno trasferirsi sull'isola che Pechino rivendica come parte integrante del proprio territorio. "Continueremo a sostenere la determinazione del popolo di Hong Kong a combattere per la democrazia e la liberta'", ha scandito Tsai, dando seguito al sostegno ai manifestanti già promesso nei giorni scorsi.
La legge per la sicurezza nazionale a Hong Kong impensierisce Taiwan, che si sente nel mirino del governo cinese: con l'approvazione da parte dell'Assemblea Nazionale del Popolo, ha detto il ministro degli Esteri di Taipei, Joseph Wu, intervistato da Fox News, la Cina vuole "avere il pieno controllo di Hong Kong, e noi siamo anche preoccupati di una possibile azione militare contro Taiwan".
Pechino, intanto, ribadisce di non ammettere interferenze nella questione di Hong Kong dopo che il presidente Usa, Donald Trump, ha minacciato provvedimenti "molto forti" contro la legge sulla sicurezza nazionale. La Cina, ha dichiarato un portavoce, "prenderà le contromisure necessarie" per contrastare le azioni sbagliate delle forze esterne che interferiranno con Hong Kong.
Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha dichiarato al Congresso che Hong Kong non gode più dell'autonomia promessa da Pechino, che ha rivisto così lo status commerciale della ex colonia britannica. "Nessuna persona ragionevole può asserire che oggi Hong Kong mantiene un alto grado di autonomia dalla Cina, visti i fatti sul campo", ha detto Pompeo.