Nello stato di Amazonas sopraffatto dall'emergenza Covid-19, per non dipendere dalla sanità pubblica gli indigeni attingono alle loro conoscenze ancestrali e si curano da soli con piante medicinali.
La testimonianza è quella dell'etnia Saterè Mawè, stabilita in una zona rurale nei pressi di Manaus, capitale dello stato settentrionale. Infusi a base di corteccia d'alberi, carapanauba dalle virtù anti-infiammatorie, saracura mira utilizzato per la malaria, tè con limone, menta, mango, aglio, zenzero e miele: sono queste le cure al coronavirus sapientemente preparate dagli indigeni brasiliani, già testate con successo su alcuni pazienti contagiati.
"Abbiamo trattato tutti i sintomi avvertiti con rimedi preparati da noi stessi, come insegnato dai nostri antenati. A ciascun sintomo la sua cura specifica" ha raccontato André Saterè Mawè, stabilito in un villaggio rurale con altre 15 famiglie.
A preparare le pozioni anti Covid-19 con Andrè c'è la 40enne Rosivane Pereira da Silva, che fa bollire gli ingredienti in acqua e riempie piccole bottiglie o recipienti più capienti, in base alla necessità. "Parlo sempre con mio nonno Marcos, che ha 93 anni, e sa bene quali ingredienti utilizzare" ha spiegato Rosivane.
Una decisione pragmatica per ovviare alla mancata assistenza da parte delle autorità governative e al sovraffollamento degli ospedali di Manaus e dintorni. Con una popolazione stimata di 13 mila persone, stabilite per lo più nel territorio Andira-Marau, negli stati di Amazonas e del Para (Nord), gli indigeni del popolo Saterè Mawè sono noti per il raccolto della guarana, frutto energetico molto in voga.
Secondo i dati del ministero della Salute brasiliano, finora 371 indigeni sono stati contagiati dal Covid-19 e 23 sono deceduti. Un dato inferiore a quello censito dall'Associazione dei Popoli indigeni del Brasile (Apib) di 537 casi positivi e 102 vittime. Su scala nazionale, con 255.368 contagiati il Brasile è balzato al terzo posto nella poco ambita classifica che misura la diffusione mondiale della pandemia.