Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, insiste perchè riparta il dialogo in Libia appena possibile e intanto sia avviata la missione internazionale Iriri
"La missione Irini sarà a comando italiano", ha precisato Di Maio rispondendo ai parlamentari delle commissioni esteri di Camera e Senato. "Per il solo comando navale, ci sarà lo scambio con la Grecia", ha detto il ministro spiegando che comunque ci sarà un numero 2 italiano.
Il ministro ha puntualizzato che "le cinquecento unità impegnate nella missione Irini non significa 500 militari sul terreno" in Libia. Il numero si riferisce ai "militari che si alterneranno nella missione navale, aerea e nel comando che è nostro". L'ipotesi di un intervento di terra "non esiste nella misura in cui né il mandato dell'Onu né le autorizzazioni del Governo o delle parti esistono in questo senso".
Di Maio ha sottolineato che "ci vuole chiarezza" sul traffico d'armi verso la Libia. "Ci auguriano - ha affermato . che in breve tempo ci consenta di accertare chi porta le armi in Libia". Di Maio ha spiegato: "Le informazioni raccolte con ispezioni in mare, le informazioni che raccoglieremo con il satellite e con aerei ricognitori con e senza pilota saranno inviate alla commissione Onu. Quello che noi faremo come Italia è chiedere che quelle informazioni possano essere portate al tavolo di Berlino e chiamare a responsabilità chi siede a quel tavolo, o non ci siede".
"Prima della pandemia, hanno cercato di far firmare un cessate il fuoco in LIbia la Russia e la Turchia da soli. E non ci sono riusciti", ha ricordato Di Maio. "Noi, il 23 febbraio, avevamo il comitato militare congiunto dove le due parti si legittimavano", ha ricostruito il ministro. "Poi il mondo ha cominciato a distogliere l'attenzione da tutti i dossier più importanti. Non è stato possibile fare più nessun incontro".