“Qualsiasi cosa sia accaduta nei laboratori di Wuhan, la Cina ha responsabilità gravi verso il mondo intero. Andremo verso una nuova Guerra fredda se Donald Trump cala pesantemente nei sondaggi”. Lo sostiene in un’intervista a la Repubblica Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group, politologo e uno dei massimi esperti mondiali di geopolitica.
Tuttavia, il presidente Usa, sostiene Bremmer, sa anche che “la sua gestione della pandemia è tutt’altro che esemplare” e in un anno elettorale “si rifiuta di riconoscere le proprie responsabilità” quindi “attaccare la Cina è più facile” ma “comporta dei rischi” anche se “l’economia americana e quella cinese – puntualizza il politologo – restano abbastanza integrate, ci sono catene produttive e logistiche interdipendenti”.
Ma cosa farà ora Trump, colpirà la Cina con nuovi dazi? Ripartirà la guerra commerciale? Di fatto il presidente ha evocato la possibilità di usare i dazi come una tassa per incassare gettito, e rivalersi in questo modo per i danni subiti con la pandemia. A queste obiezioni, Bremmer risponde che all’interno dell’Amministrazione Trump “si sono rafforzati i falchi che vogliono ricominciare a imporre dazi” e “sospendere la tregua coi cinesi sui dazi rischia di costare all’americano medio, al consumatore che compra prodotti elettronici”. Infatti molti elettori del presidente Usa, “come gli agricoltori, stanno ancora aspettando i benefici dall’accordo parziale con Pechino che era stato raggiunto a gennaio”. Trump “è attento ai segnali dall’economia reale – spiega Dammer - è riluttante a imbarcarsi in un’altra escalation dei dazi” però “se dovesse precipitare nei sondaggi lo farà”, chiosa. “Se il suo livello di approvazione scende sotto una soglia di guardia, magari al 30%, allora andremo verso una Guerra fredda a tutto campo”, conclude il presidente di Eurasia Group.