Il generale Khalifa Haftar si è autoproclamato capo della Libia, in una dichiarazione televisiva in cui ha detto di "accettare il mandato del popolo libico per occuparsi del Paese". Il 76enne uomo forte della Cirenaica ha nuovamente dichiarato non valido l'accordo di Skhirat che nel 2015 stabilì la creazione di un governo di accordo nazionale con sede a Tripoli e guidato da Fayez al-Serraj. Una mossa strategica, oppure dettata dalla convinzione di non avere più niente da perdere.
Una decina di giorni fa, il generale, dopo una serie di sconfitte militari che avevano permesso al governo di Tripoli di riconquistare alcune cittaàdella costa verso il confine con la Tunisia, era tornato ad attaccare la capitale. Nei giorni precedenti, aveva tagliato le forniture di acqua rendendo ancora più critica la situazione mentre anche la Libia sta combattendo contro la diffusione del coronavirus, con tutte le preoccupazioni legate alla forte presenza di migranti in campi dalle condizioni igieniche pessime.
Con l'annuncio alla tv al-Hadath, il generale ha mostrato di voler accelerare il percorso verso la conquista di Tripoli, avviato l'anno scorso con una serie di offensive contro gli uomini di Serraj, il cui governo è riconosciuto dalla comunita' internazionale.
Appena sabato scorso, Italia, Francia e Germania con l'Unione europea avevano fatto appello a Haftar e al-Serraj per una tregua umanitaria durante il Ramadan. Finora Haftar aveva rivendicato la sua legittimità a combattere da parte dei cittadini della Cirenaica, nell'Est del paese, ma ora ha lasciato intendere di poter contare anche sull'appoggio del resto del paese, anche se non ha specificato nessun dettaglio riguardo a tale sostegno.
Una mossa disperata?
Le sue forze, ha detto, metteranno in campo "le condizioni necessarie per costruire le istituzioni permanenti di uno stato civile". Ma sia l'ambasciata Usa nel paese, sia un rappresentante delle Nazioni Unite, hanno respinto la sua dichiarazione unilaterale, invitando nuovamente Haftar a trattare con al-Serraj a partire da un cessate il fuoco per il Ramadan. Secondo gli osservatori Onu, la mossa di oggi potrebbe addirittura essere l'atto disperato e finale di chi si considera ormai vicino alla sconfitta.
Già nel 2017 il generale aveva dichiarato scaduto l'accordo di Skhirat, e la scorsa settimana aveva chiesto ai libici di scegliere un'istituzione per governare il paese visto che il governo stabilito da quell'accordo non e' piu' valido. Dopo la caduta di Muammar Gheddafi, nel 2011, il paese è stato sempre diviso e in balia dei clan territoriali, che si sono poi rispettivamente riconosciuti a Est, in Cirenaica, nella guida del generale Haftar, e a ovest, in Tripolitania, in quella del governo di Serraj.