Dopo 18 mesi di stallo politico, Israele si avvia a uscire dall'impasse con un "esecutivo di emergenza nazionale". Niente quarte elezioni, complice la crisi coronavirus Benny Gantz e Benjamin Netanyahu hanno firmato un accordo per governare uniti il Paese, con la carica di premier a rotazione tra i due, a cominciare dal leader del Likud per i primi 18 mesi.
Una doccia fredda per gli ex alleati di Gantz, che con lui si erano presentati agli elettori assicurando che non avrebbero mai fatto parte di un esecutivo guidato da Netanyahu.
Quest'ultimo è riuscito a evitare la minaccia di una legge ad hoc anti-Bibi che lo avrebbe escluso dalla premiership e messo a repentaglio la sua sopravvivenza politica, a ridosso del processo che lo vede imputato per corruzione, frode e abuso di fiducia in tre casi, il cui avvio - incerto, data l'emergenza coronavirus - è previsto per il 24 maggio. Del nuovo governo faranno parte, oltre a Likud e Blu e Bianco, anche i laburisti di Amir Peretz, ai quali dovrebbero andare i ministeri dell'Economia e Welfare, e i due partiti ultraortodossi Shas e United Torah Judaism, mentre l'ultradestra di Yamina potrebbe aderire più avanti. Su 32 ministri (che diventeranno poi 36), al blocco di destra andranno Finanze, Salute, Interno, Pubblica Sicurezza, Alloggi, Trasporti ed Istruzione, più la presidenza della Knesset nella prima metà della legislatura, mentre il centro-sinistra si è accaparrato Difesa, Esteri, Giustizia, Media, Cultura ed Economia.
Ci sarà un "gabinetto coronavirus" per gestire l'emergenza Covid-19 e un altro "gabinetto di riconciliazione" per risanare le divisioni nel Paese dopo un anno e mezzo di guerra politica senza esclusione di colpi. In caso Netanyahu sciolga il Parlamento, Gantz assumerà immediatamente la carica di primo ministro e non ci saranno elezioni prima di sei mesi. Sbarrata la strada a Yuli Edelstein: l'ex presidente del Parlamento per sette anni, fedelissimo del leader del Likud, non potrà tornare a guidare la Knesset.
Risolti i nodi che hanno tenuto bloccati i negoziati per settimane: dal 1 luglio via libera all'annessione delle colonie israeliane in Cisgiordania, battaglia cruciale per il leader del Likud sulla quale si è sempre speso considerandola la sua eredità storica. L'ampliamento della sovranità israeliana sugli insediamenti, contenuta nel piano di pace per la regione promosso dall'amministrazione Trump, verrà portato avanti "con responsabilità", hanno sottolineato da Blu e Bianco.
Sul tema della giustizia, questione cruciale sul tavolo in vista del processo a Netanyahu, Gantz ha ottenuto che la commissione sulle Nomine Giudiziarie sia guidata dal ministro della Giustizia che spetta al suo partito, probabilmente Avi Nissenkorn. D'altra parte, Netanyahu avrà potere di veto sul nuovo procuratore generale e la sua squadra; l'attuale procuratore di Stato Dan Eldad resterà in carica per i prossimi sei mesi dal momento che è stato concordato che non ci saranno nuove nomine di peso durante l'emergenza coronavirus (finora 13.713 casi di Covid-19 e 177 morti).
L'accordo prevede inoltre che il vice premier possa restare in carica anche se incriminato e avrà una residenza ufficiale. "Ho promesso allo Stato d'Israele un governo di emergenza nazionale che lavori per salvare le vite e il benessere dei cittadini, e continuerò a fare di tutti per voi", ha commentato a caldo Netanyahu, assicurando che continuerà a "sostenere i principi della destra e del campo nazionalista all'interno del governo di emergenza".
Anche Gantz ha rivendicato su Twitter il risultato, sottolineando di aver "impedito le quarte elezioni". "Proteggeremo la democrazia, combatteremo il coronavirus e ci prenderemo cura dei cittadini israeliani", ha garantito il leader di Blu e Bianco. Il nuovo esecutivo ha "pesi e contrappesi in modo che ciascuna parte possa neutralizzare l'altra. Questo governo non può realizzare la visione fondante di Blu e Bianco ma può impedire al Likud di mettere in atto i cambiamenti che aveva pianificato per il sistema giudiziario", ha sottolineato una fonte del partito centrista.
Per i suoi ex sostenitori, Gantz resta un traditore: "Il governo della resa è uno schiaffo in faccia alla maggioranza civile che è andata alle urne più e più volte per cacciare Netanyahu. Gantz non è stato abbastanza coraggioso da trionfare e ha scelto di legittimare l'annessione, il razzismo e la corruzione", ha sottolineato il leader arabo-israeliano Ayman Odeh. Non più tenero è stato Avigdor Liberman, leader ultranazionalista russofono, convinto che non si tratti di un esecutivo di unità ma di un "altro governo di Netanyahu e del blocco ultraortodosso-messianico con due alti ufficiali dell'Idf come foglia di fico".
"L'uomo che avrebbe dovuto essere il primo ministro che avrebbe portato il cambiamento ha deciso di alzare bandiera bianca invece di vincere", ha affermato lapidaria Tamar Zandberg, leader dell'estrema sinistra di Meretz. "Gantz ha distrutto la speranza di una maggioranza degli israeliani e ha venduto il mandato che la maggioranza gli aveva dato a un incitatore corrotto. Questo non è un governo di emergenza, ma c'è una situazione di emergenza per la nostra democrazia".