Turchia e Siria sono sull'orlo di una guerra dopo l'attacco alle truppe di Ankara da parte delle forze di Bashar al-Assad e la dura risposta turca. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, invoca un intervento della Nato e intanto ricatta l'Europa spingendo i rifugiati alle sue porte, ma l'Alleanza è fredda e l'Ue si affida a Berlino, che prende in mano la ricerca di una soluzione.
Nel caos determinato dall'epidemia da coronavirus, la diplomazia internazionale sembra finalmente essersi accorta che le crisi in Medio oriente e nel Mediterraneo sono tutte aperte, e almeno una di esse, già causa di una emergenza umanitaria, rischia di esplodere, sia dal punto di vista militare sia da quello della gestione dei migranti. A innescare il rischio concreto di una escalation fatale è stato l'attacco aereo con cui la notte tra mercoledì e giovedì Damasco ha ucciso 33 soldati turchi a Idlib, in Siria. Erdogan ha subito convocato un consiglio di sicurezza straordinario per decidere da un lato la controffensiva sul terreno e dall'altro la minaccia all'Ue.
Le mosse di Mosca (e dell'Europa)
Mosca non è riuscita a convincerlo che "i soldati turchi uccisi da Damasco si trovavano in mezzo a terroristi siriani", ma si è subita mossa per spingere Assad a lavorare a un cessate-il-fuoco. La sponda diplomatica in Europa, il Cremlino l'ha trovata nel giro di qualche ora in Angela Merkel, che in serata ha chiamato il presidente turco per definire "spietati" gli attacchi ai soldati turchi e chiedere "la fine delle operazioni offensive del regime siriano e dei suoi sostenitori". Merkel si è detta pronta a organizzare un vertice al quale partecipino Erdogan, il presidente francese, Emmanuel Macron, e il capo del Cremlino, Vladimir Putin. "Ora tocca al presidente russo segnalarci se è d'accordo", ha fatto sapere Berlino. Ancora non è possibile ipotizzare una data, "ma gli avvenimenti delle ultime 24 ore dimostrano quanto sia urgente un dialogo politico".
La Nato si è riunita d'urgenza, su richiesta turca. Il suo segretario generale, Jens Stoltenberg, ha espresso "condoglianze" e "solidarietà" alla Turchia, ma non sembra aver messo in agenda la richiesta di una no-fly zone su Idlib chiesta da Ankara. Erdogan ha fatto sapere che "tutte le posizioni conosciute del regime siriano sono state prese di mira dalle unità di terra e aeree" turche "per vendicare i soldati turchi uccisi". Damasco, secondo quanto ha riferito l'Osservatorio siriano dei diritti umani, ha lasciato sul terreno almeno 30 soldati.
Da Atene porte chiuse ai migranti in fuga
Poche ore dopo offensiva e controffensiva, centinaia di migranti in Turchia si sono diretti verso i confini dei vicini Paesi europei approfittando del lasciapassare turco. La televisione di Stato Trt e l'emittente privata Ntv hanno mostrato le immagini di gruppi di alcune decine di migranti, carichi di borse, camminare lungo una strada al confine con la Grecia. L'agenzia di stampa Dha ha riferito che circa 300 migranti siriani, iracheni e iraniani sono arrivati nella provincia di Edirne, al confine con Pazarkule in Grecia, trovando dall'altra parte porte chiuse e lacrimogeni, lanciati anche su donne e bambini. "L'Unione europea ha solo una cosa da fare: vedere come può aiutare la Turchia", ha detto Omer Celik, portavoce del partito della Giustizia e dello Sviluppo, che Erdogan comanda.
L'Unione europea - ha risposto l'Alto rappresentante per la Politica estera, Josip Borrell, dopo il rituale appello a una de-escalation militare - "prenderà in considerazione tutte le misure necessarie per proteggere i suoi interessi di sicurezza. Siamo in contatto con tutti gli attori rilevanti". "Le autorità turche ci hanno confermato che la posizione ufficiale su migranti non cambia - ha affermato un portavoce della Commissione europea - ci aspettiamo che la Turchia rispetti gli impegni".
Il dialogo tra Russia e Usa
È sul terreno che il quadro può sfuggire di mano, senza attendere i tempi della diplomazia. Ne sono consapevoli i russi, che hanno dirottato nel Mediterraneo due fregate dalla flotta del Mar Nero e equipaggiate con missili da crociera Kalibr-NK. Ankara e Mosca, però, continuano a parlarsi, ma, quel che più conta, a proseguire è la comunicazione tra il Cremlino e Washington: mentre Erdogan riusciva a ottenere da Putin un prossimo "faccia a faccia" tra i due presidenti, il generale Valery Gerasimov, capo di Stato maggiore delle Forze armate russe, aveva uno "scambio di opinioni" con la controparte statunitense, il generale Mark Milley.
Il presidente turco ha, infine, dovuto accontentarsi di un appello con cui lui e Donald Trump chiedono a Damasco, Teheran e Mosca di "mettere fine" all'offensiva, ma ciò, molto probabilmente, non basterà al 'sultano'.
Damasco, intanto, non rinuncia a colpire. In tarda serata, secondo Ankara, un soldato turco è rimasto ucciso in un nuovo attacco: un messaggio al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, convocato d'urgenza.