Quarantatré anni fa, una pistola sugli spaghetti; oggi é una mascherina anti-virus sulle bellezze del Belpaese, da piazza San Marco al Duomo di Milano, a guidare lo stereotipo nelle testate internazionali (e purtroppo anche in quelle della stessa penisola) che riferiscono sull'epidemia di coronavirus Covid-19 in Italia. Sul New York Times si staglia piazza San Marco, a Venezia, ma nell’immagine appare una vigile con la mascherina, accanto a una donna in costume veneziano per il Carnevale.
Nell’articolo di spalla si evidenziano gli oltre 150 casi di infezione e la “chiusura” di dieci città per evitare la diffusione del contagio. Sul Washington Post una pagina interna con un pezzo da Hong Kong in cui si mettono insieme le epidemie di Italia, Iran e Corea del Sud, con un approfondimento sui casi Lombardia e Veneto. Come foto, anche qui, domina l’immagine che arriva da Venezia: due ragazzi indossano la doppia maschera, quella di Carnevale a coprire gli occhi, e quella medica a proteggere la bocca.
La mascherina é in primo piano anche sul Financial Times, e, coprendo naso e bocca di una persona che la indossa, oscura la bellezza del Duomo di Milano, mentre é il Wall Street Journal ad aprire con immagini più concrete: la fila di persone al supermercato di Casalpusterlengo, tutte con la mascherina.
Quello che rischia di diventare un nuovo stereotipo riappare su Der Spiegel, con la foto di due ragazze con immancabile mascherina dietro le quali si elevano le guglie del Duomo milanese. La foto, sul settimanale che nel 1977 accoppiò spaghetti e pistola in una immagine razzista, campeggia su un articolo che indica ai lettori cosa fare se si viaggia in Italia: sobrio, in sostanza rimanda alle indicazioni del ministero degli Esteri tedesco, che per i turisti che vogliano visitare il Belpaese prevede solo raccomandazioni generiche.