La difficile congiuntura economica, gli scandali che lambiscono il premier, la concorrenza cinese, le sopravvenute incertezze circa le prossime Olimpiadi e la pessima gestione dell'epidemia di coronavirus. Ecco un breve elenco di cose che metterebbero in crisi qualsiasi Paese, ma non il Giappone dove un imperatore può annullare la festa di compleanno trasmettendo più un senso di apprezzata prudenza che di procurato allarme.
"Sono tornato ieri sera da Tokyo e la drammatizzata sensazione che si ha dall'estero di queste 'ore giapponesi' non corrisponde affatto allo stato d'animo prevalente nell'opinione pubblica nazionale", racconta all'AGI il professor Giorgio Amitrano, ordinario di Lingua, cultura e letteratura giapponese moderna e contemporanea, nonché traduttore in italiano dei libri di Banana Yoshimoto e Haruki Murakami. "I giapponesi confidano su un forte senso di compattezza, grazie alla percezione di una solidità strutturale del Paese per molti versi inconcepibile in Italia", spiega Amitrano. "E' uno stato d'animo che prescinde dalla più o meno riaffermata popolarità di un singolo governo, perché attiene piuttosto alla fiducia complessiva in un sistema, in primo luogo sociale, cui si attribuisce la capacità di fare fronte e di riorganizzarsi anche al cospetto dei momenti peggiori".
E' accaduto dopo l'incidente nucleare di Fukushima nel 2011. Succede adesso che i timori per l'impatto economico del coronavirus, per lo scivolone del Pil nell'ultimo trimestre 2019 (-6,3% annuo, -1,6% congiunturale) e per la sorte dei Giochi Olimpici della prossima estate propagano un innegabile stato d'ansia generalizzata.
Pesa, perlomeno sugli umori pubblici relativi all'esecutivo di Shinzo Abe, la gestione della quarantena cui è stata sottoposta la nave da crociera Diamond Princess, ancorata nella Baia di Yokohama dal 4 febbraio con un'inarrestabile diffusione del virus a bordo: ha fatto finora 624 contagiati mentre si procede, finalmente, alla graduale evacuazione dei passeggeri. Sulla sciatteria delle misure sanitarie ha puntato l'indice un infettivologo della clinica universitaria di Kobe, Kentaro Iwata, salito ieri sulla Diamond e fatto scendere nella stessa giornata, il quale ha testimoniato in un video su YouTube lo shock per le condizioni sulla nave. Nessuna delimitazione delle aree contaminate, possibilità per pazienti febbricitanti di muoversi fino alla postazione medica, membri d'equipaggio privi di mascherine sanitarie. "Non ebbi paura di contagiarmi con l'Ebola né con la Sars, ma sono convinto che mi sarei inevitabilmente infettato su quella nave" ha commentato Iwata.
Intanto oggi media nazionali ed esponenti dell'opposizione politica hanno travolto di critiche alcuni ministri per avere disertato il più importante summit della task force dedicata al coronavirus. I ministri degli Esteri, della Difesa, quello dell'Istruzione hanno delegato i rispettivi vice o segretari, ma il più contestato è il titolare dell'Ambiente, Shinjiro
Koizumi, per avere preferito al meeting una festa tra i suoi sostenitori dove è stato fotografato che se la spassava.
"Non c'è dubbio, le autorità coinvolte hanno sicuramente commesso tanti errori - prosegue Amitrano - e l'opinione generale è che questa emergenza sia stata gestita proprio male. Si tratta di una convinzione che tuttavia, lo ribadisco, non intaccherà la compattezza nazionale. Il Giappone, al di là della congiuntura economica, può inoltre confidare su una sorta di congiuntura culturale davvero propizia. Mai come adesso le sue espressioni artistiche, non soltanto quelle più pop, sono state così amate e influenti nel mondo intero, dal cinema alla letteratura. Si tratta di un soft power che non rappresenta una soluzione agli altri problemi, però costituisce di sicuro un antidoto fortissimo".