"China Is the Real Sick Man of Asia", dice il titolo del Wall Street Journal che ha suscitato le ire di Pechino con l'espulsione di tre giornalisti della testata statunitense.
Più che un atto contro il pluralismo dell'informazione, o la decisione emotiva per un titolo razzista, quella della Cina è una reazione condivisa dalla coscienza collettiva nazionale. "Sick Man of Asia" (Dongya Bingfu ovvero Dung Aa Beng Fu nella pronuncia cantonese) era la dispregiativa definizione con cui l'Impero Cinese fu bollato nel consesso internazionale durante gli anni finali dell'ultima dinastia Qing. Il disfacimento statale e la relativa condizione semicoloniale che originarono quell'etichetta coinvolsero anche i singoli cinesi, in un momento storico di razzismo misto a ostilità per il "pericolo giallo".
"Sick Man" non era purtroppo affermazione del tutto falsa. L'Impero britannico con le Guerre dell'oppio contribuì, per riequilibrare la sua bilancia commerciale, a diffondere se non a imporre la droga in Cina, tanto che il consumo di massa minò la salute della popolazione.
Fu il movimento politico dell'autorafforzamento (Ziqiang) che sulla fine dell'Ottocento si provò a cancellare l'etichetta di "Malati dell'Asia" anche diffondendo l'educazione fisica di massa, soprattutto le arti marziali. Fra gli eroi del periodo è tuttora celebrato nella Repubblica Popolare il maestro Huo Yuanjia, morto a Shanghai nel 1909 in circostanze misteriose ma attribuite dalla vox populi al veleno, che gli sarebbe stato propinato da un cuoco giapponese su mandato della diplomazia nipponica per stroncare un rappresentante della rinascita nazionale.
Poi è stata leggenda. E quindi cinema. Il cartello con la scritta "Sick Man of Asia", riproposto dal titolo del Wall Street Journal, è al centro dell'epica patriottica che incarnò Bruce Lee nel film "Dalla Cina con furore" ("Fist of fury") del 1972 (con successivi remake). I giapponesi provocatori consegnano, in bella cornice, la frase ingiuriosa calligrafata alla Scuola del defunto maestro Huo Yuanjia.
Il suo migliore allievo, Chen (Bruce Lee), riporterà il cartello nel dojo dei nemici e dopo averli sbaragliati li costringerà a rimangiarsi, letteralmente, la scritta offensiva. "Noi non siamo i malati dell'Asia", griderà il Piccolo Drago come adesso ha strillato Pechino. Sono più patriottici che antidemocratici i sentimenti scaturiti per il titolo del Wall Street Journal.