L'affluenza alle urne e gli sviluppi della lotta tra l'ala del regime che fa capo al presidente 'centrista' Hassan Rohani e quella ultraconservatrice incarnata dal Consiglio dei Guardiani della Costituzione - l'organo che vaglia i candidati e supervisiona i processi elettorali e di fatto controllato dalla Guida Suprema Ali Khamenei - sono le "incognite" da osservare nelle elezioni parlamentari di venerdì in Iran e il cui risultato appare già scritto. Lo sostiene il professor Scott Lucas, del dipartimento di Scienze politiche e studi internazionali all'Universita' di Birmingham ed esperto di Iran.
"Di queste elezioni sappiamo già il risultato perché sono stati squalificati la gran parte dei candidati riformisti, col Consiglio dei Guardiani che si è così assicurato che conservatori e ultraconservatori vincano la maggior parte dei seggi", spiega il professor Lucas in un'intervista telefonica con l'AGI. "Ci sono però delle incognite", sottolinea il professore, anche fondatore e direttore della testata online Ea WorldView che si occupa di analisi sul Medio Oriente. "La prima è l'affluenza che è quella che legittimerà il nuovo Parlamento: il numero magico per il regime è intorno al 70%, ma visto che si ha la sensazione che il risultato sia già deciso, gli elettori sono meno motivati ad andare a votare e questo rischia di abbassare il dato e quindi mettere le autorità davanti a una difficile decisione: registrare una bassa affluenza o manipolare i numeri?".
Per questo l'analista sostiene che sarà importante osservare i processi di spoglio del voto. "La questione che va avanti ormai quasi da 11 anni", continua, "dopo le presidenziali del 2009, il cui risultato è stato contestato dalla piazza, è se la gente vede il regime come legittimo o sono solo rassegnati al fatto che non si può fare nulla".
E Rohani punta i piedi
Altra incognita è il risultato della lotta innescatasi tra Rohani - grande promotore dell'accordo sul nucleare ora naufragato in seguito al ritiro unilaterale degli Usa di Trump - e gli alti livelli del regime. "Lo scontro con gli Usa, rinnovato dopo la reintroduzione delle sanzioni e l'uccisione del generale Qassam Soleimani, ma anche i problemi economici la cui colpa è addossata all'attuale governo hanno compattato il fronte conservatore e inasprito i suoi attacchi al presidente". "Dopo la squalifica di massa dei candidati riformisti, però, Rohani ha dimostrato un approccio più duro nel trattare con questa parte del sistema e ha protestato invitando a non trasformare l'Iran in un sistema monopartitico".
"L'aspetto più interessante", sostiene Lucas, "è però di questi giorni: il governo ha annunciato che sta preparando un referendum su un progetto di legge per limitare i poteri del Consiglio dei Guardiani. Si capirà la portata dell'iniziativa solo quando, se andrà avanti, ne verranno chiariti i contorni e i contenuti: verrà messo in discussone solo il potere di selezionare i candidati alle elezioni o anche quelli, per esempio, di revisione delle leggi e magari oltre ancora?".