A quattro anni quasi esatti dall'omicidio di Giulio Regeni, l'Italia vede cadere di nuovo un proprio studente nelle mani delle forze di sicurezza del Cairo: Patrick George Zaki, studente al master Gemma dell'Università di Bologna, è "scomparso per alcune ore all'arrivo" nella capitale egiziana" e "si trova ora agli arresti nella città natale di al Mansoura. Rischio di detenzione prolungata e tortura", ha scritto su Twitter Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, dando il via a una catena di solidarietà e di preoccupazioni che sono arrivate fino alla Farnesina.
Secondo quanto ricostruito da altri attivisti egiziani, Zaki, che sarà detenuto per almeno 15 giorni, che è stato manager della campagna presidenziale di Khaled Ali, uno degli oppositori del presidente Abdel Fattah al-Sisi, è stato fermato all'aeroporto del Cairo, appena atterrato. Dopo lunghe ore di interrogatorio è stato condotto davanti a un giudice sabato mattina.
L'arresto è avvenuto in esecuzione di mandato di cattura emesso il 23 settembre 2019, secondo quanto affermano le autorità locali, ma è l'ong Egyptian Center for Economic & Social Rights (Epr) a indicare le accuse: "diffusione di notizie false, promozione del terrorismo e diffusione di dichiarazioni che disturbano la pace sociale".
Zaki, prosegue la Ong, è stato "picchiato, sottoposto a scosse elettriche, minacciato e interrogato su varie questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo". Nel comunicato pubblicato sul sito web dell'ong per cui Patrick George Zaki lavora, si raccontano le ultime ore del giovane che è stato fermato venerdi' mattina all'aeroporto del Cairo al suo rientro dall'Italia.
"Patrick, che studia per un diploma post-laurea a Bologna, rientrava in Egitto per un breve soggiorno presso la famiglia quando è stato preso in custodia dalle forze di sicurezza della National Security Investigations (Nsi) all'aeroporto del Cairo ed è scomparso per le successive 24 ore".
È stato tenuto "brevemente in aeroporto, poi trasferito in una qualche struttura della Nsi prima di essere trasferito negli uffici Nsi a Mansoura, circa 120 chilometri a nord-est del Cairo. Durante queste 24 ore, secondo i suoi avvocati è stato picchiato, sottoposto a scosse elettriche, minacciato e interrogato su varie questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo".
Sempre secondo i suoi avvocati, "gli è stato presentato un rapporto della polizia che afferma falsamente che è stato arrestato ad un posto di blocco nella sua città natale, in virtù di un mandato emesso nel settembre 2019. Patrick ha lasciato il Paese nell'agosto 2019 per iniziare i suoi studi, e questo è il suo primo rientro da quella data".
L'ong Eipr chiede la sua immediata liberazione e "la fine delle continue vessazioni e detenzioni arbitrarie di attivisti dei diritti umani, rappresentanti della società civile e giornalisti. Dall'ottobre 2019, sei uomini di Eipr sono stati temporaneamente arrestati e interrogati, in un caso anche per un periodo di due giorni, nell'ambito di operazioni di arresto e ricerca arbitrarie e completamente illegali che apparentemente prendono di mira individui percepiti in qualche modo come politicamente scomodi".
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha fatto sapere che segue "con attenzione, attraverso l'ambasciata al Cairo, la vicenda" mentre Erasmo Palazzotto, presidente della commissione Regeni, ha scritto su Twitter: "Governo italiano chieda immediato rilascio alle autorita' egiziane e pretenda spiegazioni in merito all'accaduto". Una petizione per il rilascio di Patrick George Zaki, lo studente egiziano iscritto all'Università di Bologna arrestato al Cairo, ha raccolto in pochissime ore oltre 2 mila firme su Change.org.