La bozza della dichiarazione finale della Conferenza internazionale di Berlino sulla Libia, che si auspica di firmare oggi nella capitale tedesca, è costituita di sei punti principali, come riporta l'agenzia russa Tass che ha visionato il documento.
Per attuare l'iniziativa viene proposto di creare uno "speciale meccanismo internazionale per accompagnare le decisioni prese dal vertice" di oggi, "al fine di mantenere il coordinamento dopo Berlino". Questo "meccanismo" dovrà tenere regolari riunioni "sotto l'egida delle Nazioni Unite": i rappresentati di alto livello dei "Paesi-mediatori" dovranno incontrarsi una volta al mese e poi presentare un rapporto sui risultati.
Inoltre, verranno istituiti "gruppi di lavoro speciali", che dovranno riunirsi due volte al mese in Libia o in Tunisia. Dopo l'approvazione della dichiarazione da parte di tutti i partecipanti alla Conferenza di Berlino, scrive la Tass, il documento sarà sottoposto all'esame del Consiglio di Sicurezza Onu.
I sei punti principali della dichiarazione sono i seguenti:
1 - Mantenere il regime di cessate il fuoco: "Tutte le parti coinvolte nel conflitto" devono mettere fine alle ostilità e sul lungo termine devono arrivare a una "cessazione globale" di tutte le ostilità, "comprese quelle con l'uso dell'aviazione sul territorio libico"; il monitoraggio del rispetto della tregua sarà affidato all'Onu; si accoglie con favore "la diminuzione dell'intensità delle ostilità dopo il 12 gennaio", "nonché le consultazioni svoltesi a Mosca il 14 gennaio per creare le condizioni di un accordo sulla tregua". Il documento contiene un appello a "fermare i movimenti delle truppe delle parti in conflitto e delle forze che le appoggiano su tutto il territorio della Libia dall'inizio del cessate il fuoco".
2 - Rispettare l'embargo sulle armi: si prevede l'"impegno" a rispettare l'embargo sulle armi imposto dalla soluzione Onu 1970/2011, nonché le successive risoluzioni del Consiglio di sicurezza". "Chiediamo al Consiglio di sicurezza Onu", si legge nella bozza, "di varare le dovute sanzioni a chi viola l'accordo sul cessate il fuoco".
3 - Riavviare il processo politico, sotto l'egida della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil): la bozza di comunicato congiunto chiede l'"istituzione di un Consiglio presidenziale funzionante e la formazione di un governo libico unico, unito, inclusivo ed efficace, approvato dalla Camera dei rappresentanti" della Libia. L'invito alle parti in conflitto è di impegnarsi a tenere elezioni parlamentari e presidenziali libere e indipendenti. I partecipanti alla Conferenza di Berlino chiedono, inoltre, al Consiglio di sicurezza dell'Onu, all'Unione africana, alla Ue e alla Lega araba di agire contro coloro che ostacolano il processo politico.
4 - Ripristinare il controllo dello stato sull'esercito: si chiede una riforma del settore della sicurezza in Libia, con il "ripristino del monopolio dello Stato sull'uso legittimo della forza"; si esprime sostegno all'istituzione di forze armate, forze di sicurezza e di polizia unificate, che saranno subordinate alle autorità civili centrali, sulla base dei colloqui svolti in precedenza al Cairo e dei documenti adottati sulla base degli stessi colloqui.
5 - Riforme economiche strutturali: per facilitare le riforme, si propone la creazione di una Commissione di economisti sulla Libia, al fine di lanciare un "meccanismo che garantisca la ripresa di tutti i settori dell'economia, che si trovano sotto il controllo del nuovo governo di accordo nazionale".
6 - Rispetto dei diritti umani: la bozza del documento "sollecita tutte le parti in Libia a rispettare pienamente il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, a proteggere i civili e le infrastrutture civili". Il progetto di comunicato finale riportato dalla Tass - la cui bozza è in continua evoluzione e su cui si sta lavorando nei negoziati di preparazione alla Conferenza - invita anche a migliorare il lavoro della magistratura, "a mettere fine alla pratica delle detenzioni illegali", a "chiudere gradualmente i centri di detenzioni per migranti e richiedenti asilo, allineando la base della legislazione libica in materia di immigrazione e asilo al diritto internazionale".