Sulle testate più disparate si è letto nei giorni scorsi di una proposta del primo ministro finlandese Sanna Marin per abbreviare le giornate lavorative settimanali a quattro e ridurre a sei le ore lavorative giornaliere. In realtà si è trattato di un fraintendimento: non un piano del governo, spiega News Now Finland, ma un’idea buttata lì durante un dibattito in occasione del 120esimo anniversario del partito socialdemocratico finlandese, quando Marin era ancora solo ministro dei Trasporti.
Nondimeno, la settimana cortissima non è solo un’ipotesi ma è già in fase avanzata di test in diversi contesti. Come la filiale giapponese della Microsoft, che con l’applicazione di 4 giorni lavorativi di sei ore al giorno, ha riscontrato risultati assolutamente notevoli. Ne avevamo scritto noi di Agi a novembre: “La produttività è aumentata del 40%, le pause durante il lavoro diminuite del 25%, così come il consumo di elettricità, sceso del 23%, e sempre per quanto riguarda l’aspetto dell’impatto ambientale, le stampanti degli uffici hanno sputato fuori il 59% di carta in meno. Il tutto lavorando il 20% in meno del tempo, andando incontro ad un gradimento dell’iniziativa da parte del 92% dei dipendenti”.
In Nuova Zelanda la compagnia assicurativa Perpetual Guardian sta testando la settimana di 32 ore da più di un anno e i risultati sono stupefacenti: personale molto meno stressato e molto più efficiente. Ma è in Danimarca che il cosiddetto “Work-Life-Balance” è diventato addirittura regola stabile, sono loro, “il popolo più felice del mondo” come recitano tutte le classifiche specializzate, ad aver applicato la settimana cortissima, riscontrando regolarmente ottimi risultati.