Il maresciallo Khalifa Haftar, che ha lanciato dal 4 aprile scorso la campagna per la presa di Tripoli, ha chiamato la popolazione alla "mobilitazione generale" e al "jihad" contro un eventuale intervento militare turco in Libia a sostegno del Governo di accordo nazionale. "Accettiamo la sfida e dichiariamo il jihad (la guerra santa islamica; ndr) e la mobilitazione generale", ha detto Haftar in un discorso rimandato dalla rete televisiva al-Hadath.
Vestito con l'uniforme militare, il maresciallo Haftar ha esortato "tutti i libici" a prendere le armi, "uomini e donne, militari e civili, per difendere la nostra terra e il nostro onore". "Rinserriamo i nostri ranghi e mettiamo da parte le nostre divergenze - ha detto -. Il nemico raduna le sue forze per invadere la Libia e asservire la nostra gente", trovando "tra i traditori quelli che hanno firmato con lui un accordo di sottomissione, d'umiliazione e di onta", ha aggiunto con riferimento al memorandum siglato a fine novembre dal Governo di al-Serraj con quello di Ankara.
Non si tratta più solamente, secondo Haftar, "di liberare Tripoli" dalle milizie che la controllano, ma ormai bisogna "fronteggiare un colonizzatore" che vuole "riprendere il controllo della Libia", antica provincia dell'Impero Ottomano. Il maresciallo si è quindi rivolto al popolo "amico" turco, che ha esortato alla sollevazione contro il proprio presidente Recep Tayyip Erdogan, definendolo "un avventuriero dissennato" che manda le sue truppe "alla morte" e attizza il fuoco della discordia tra i musulmani e i popoli della regione "per soddisfare i suoi capricci".