“L’antisemitismo ha la sua storia, i suoi contorni, ed è diretto contro un gruppo di cui io sono parte, ma va considerato che sta crescendo proprio ora, in un più ampio contesto di nazionalismo e insicurezza. Nessuno può sentirsi tranquillo”. In un’intervista al Corriere della Sera, lo scrittore americano Jonathan Safran Foer reagisce con questo stato d’animo alla notizia dell’attentato a colpi di machete nella casa del rabbino Chaim Rottenberg, a pochi chilometri da New York.
Foer aggiunge anche che i politici hanno responsabilità dirette in episodi simili “quando non si schierano apertamente e con forza contro odio e pregiudizi” perché “la cultura diventa meno vigile e il virus può diffondersi”. E porta un esempio: “Dopo il letale raduno dei suprematisti bianchi a Charlottesville, Donald Trump parlò di responsabilità da entrambe le parti. Dubito che la sua frase abbia creato odio, ma lo ha legittimato”, dichiara. Un alternativa a questo stato di cose, a suo avviso, “sarebbe eleggere leader che plasmino la civiltà, sopprimano i pregiudizi, legiferino per la giustizia”.
“Non è una coincidenza”, aggiunge Foer, “che i crimini d’odio siano stati molto più bassi durante l’amministrazione Obama. Detto questo – precisa poi – ci sono stati più di 7 mila episodi antisemiti anche sotto di lui” a cui è seguita poi “l’ondata di antisemitismo con Trump”, ma anche “una maggiore copertura giornalistica: una forma di vigilanza necessaria”, dice.
Secondo lo scrittore nato a Washington, nipote di ebrei scampati alla Shoah ed emigrati negli Stati Uniti, “tutti dovrebbero essere spaventati” perché “si sarebbe tentati di attribuire l’escalation a una tendenza più ampia: c’è stato un aumento dei crimini di odio contro gli ebrei negli Stati Uniti e questo è l’apice”.
Infatti, dal 23 dicembre sono stati censiti otto casi negli Stati Uniti di aggressioni fisiche e verbali nei confronti di ebrei. Il 10 dicembre sei persone sono morte nell’attacco a un supermercato kosher nel New Jersey e il mese scorso un ebreo ortodosso è stato accoltellato vicino a una sinagoga a New York.
Tuttavia, secondo lo scrittore, “gli avvenimenti di questa settimana potrebbero esser e casi isolati, condotti da squilibrati”, e questo atteggiamento “è diverso dall’antisemitismo più insidioso e pervasivo divenuto metastasi nell’ultimo paio d’anni negli Usa e in Europa”. Quindi “sarebbe facile reagire in modo eccessivo”, ma al tempo stesso “sarebbe tragico sottostimare il pericolo”. Ma in ogni caso, prosegue Foer, “mi sembra esista una versione dell’antisemitismo ovunque ti giri: dall’estrema destra all’estrema sinistra e tra di esse”.
E pertanto “sarebbe anche sbagliato suggerire che l’antisemitismo abbia necessariamente qualcosa che assomigli a una ‘ragione’ che lo motiva”, anche perché secondo lo scrittore statunitense, “forse parte dell’antisemitismo è una forma di orribile perversione delle critiche nei confronti di Israele, ma anche in questo caso non presuppone l’esistenza di una qualche ragione”.