Roma vuole riprendere il ruolo guida nella ricerca di una soluzione alla crisi libica, sia sul piano multilaterale sia direttamente, nominando un inviato speciale e mediando tra Fayez al Serraj e Khalifa Haftar, atteso, quest'ultimo, "nelle prossime settimane" nella capitale italiana.
"Ho avuto incontri proficui con Haftar e Serraj, e con loro sono stato molto chiaro: esiste una soluzione diplomatica alla crisi libica. Siamo pronti a lavorare nell'ambito di conferenza Berlino ma anche direttamente come Italia a una soluzione politica", ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rientrando da una missione in Libia, dove ha incontrato i protagonisti di un conflitto il premier del Governo di accordo nazionale e il generale della Cirenaica.
"Tra stasera e domani mattina sentirò il presidente del governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj, per aggiornarlo sugli incontri di oggi", ha aggiunto il capo della Farnesina, che è stato prima a Tripoli e poi in quella Cirenaica da cui il generale ha dato il via a una offensiva per la conquista della Capitale. Era rimasta segreta fino all'ultimo momento, l'agenda di Di Maio, nelle ultime settimane sotto pressione per una apparente assenza di Roma in una fase cruciale della crisi, che ha visto scendere in capo con molta determinazione Ankara.
"È evidente che l'Italia ha perso terreno in Libia e deve riprendersi il suo ruolo naturale di Paese amico", ha spiegato il capo della diplomazia italiana, impegnato a lavorare a una seconda missione "a guida europea" nel Paese africano. "Sentirò i miei omologhi inglese, francese e tedeschi", afferma Di Maio, che aggiornerà quelli di Usa, Russia e Turchia" sugli esiti della missione.
Roma lavora alla Conferenza di Berlino, di cui ancora non si conosce la data ma su cui la diplomazia internazionale punta per la ripresa di un dialogo tra le fazioni. Tripoli, ha detto Serraj, non ha pregiudizi per un "invito a tutti i Paesi interessati" ma non è emerso cosa abbia detto l'uomo forte della Cirenaica al capo della Farnesina e se di lui la diplomazia internazionale possa davvero fidarsi dopo il forfait dato da Haftar un anno fa a Palermo e l'inizio dell'offensiva su Tripoli cominciata lo scorso aprile. L'incontro con Di Maio è stato "lungo", e al termine è stato concordato il viaggio del generale a Roma.
Se il governo italiano cerca di costruire un "ponte" tra gli attori della crisi, come lo ha definito il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, e si mostra preoccupato per la "competizione geopolitica di attori lontani" indicata dalla vice ministra degli Esteri Marina Sereni, è Mosca che tenta di lavorare sul convitato di pietra della crisi: Ankara, che secondo Bengasi avrebbe già unita' sul campo a Tripoli unità militari in aiuto a Serraj.
Nel corso di un colloquio telefonico con il presidente turco, Recep tayyip Erdogan, il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ha messo in chiaro che "sostiene qualsiasi sforzo internazionale dei singoli Paesi in termini di ricerca di vie d'uscita dalla crisi". Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha sua volta ha parlato di Libia ieri sera in un colloquio a Mosca con gli ambasciatori dei Paesi membri della Lega Araba.
Sullo sfondo, per Roma, c'è, tra gli altri, il dossier sui migranti. Mentre Di Maio faceva la spola tra Tripoli e Bengasi, a Ginevra, dove si tiene il Summit globale sui rifugiati in corso a Ginevra, la vice ministra degli Esteri, Emanuela Del Re, ha chiesto "un'iniziativa internazionale per promuovere il modello italiano dei corridoi umanitari per una politica migratoria di piu' ampio respiro, in particolare per garantire l'evacuazione dei migranti dalla Libia".
Del Re ha presentato le linee d'azione del governo in materia di politica migratoria ed accoglienza dei rifugiati, promuovendo la creazione di corridoi umanitari come programma da adottare a livello europeo.
"Un'iniziativa comune è necessaria per proseguire nel 2020 le operazioni di evacuazione dei rifugiati dalla Libia, l'Italia non può continuare da sola", ha spiegato Del Re, invitando la comunita' internazionale, in particolare gli Stati europei, ad associarsi al progetto, coinvolgendo la società civile. La vice ministra ha quindi citato alcune iniziative che il governo italiano ha sostenuto: oltre 800 migranti sono stati evacuati nell'ultimo anno dalla Libia e l'Italia e' l'unico Paese al mondo ad essersi impegnato in questo senso.