Tra gennaio e novembre 2019 l'Amazzonia brasiliana ha perso circa 8.934 chilometri quadrati di foreste, l'equivalente della superficie del Portorico. Lo rivelano gli ultimi dati dell'Istituto di ricerca spaziale nazionale (Inpe), sottolineando che il disboscamento del primo polmone verde del pianeta è aumentato dell'83% rispetto allo stesso periodo del 2018.
A destare ulteriore preoccupazione è il fatto che anche a novembre, mese in cui solitamente la deforestazione si ferma in modo significativo, sono stati distrutti 568 chilometri quadrati di alberi, il 50% in più rispetto allo stesso mese nel 2018, record negativo assoluto dal 2015. Durante la stagione umida, in particolare tra novembre e dicembre, di norma gli incendi si interrompono, ma il mese scorso sono stati "inusualmente alti", ha riferito l'Inpe, pubblicando i relativi rilievi spaziali.
Altri dati ufficiali dell'ente Prodes diffusi il mese scorso avevano già evidenziato che nel 2019 il disboscamento dell'Amazzonia ha toccato il suo livello record dell'ultimo decennio, con 9762 chilometri quadrati di foreste distrutte, il 30% in più rispetto all'anno precedente.
Gli ultimi numeri allarmanti confermano una tendenza già emersa nei mesi scorsi, attribuita da ricercatori ed ambientalisti alle politiche attuate dal presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, negazionista sul clima, in carica dal 1 gennaio 2019. Bolsonaro e il suo ministro dell'Ambiente, Ricardo Salles auspicano uno sviluppo economico dell'Amazzonia: hanno firmato un assegno in bianco ad allevatori, taglialegna e concessioni minerarie, indebolendo nel contempo l'agenzia per l'ambiente Ibama.