Nello scontro globale sul 5G Donald Trump insiste nella sua sfida alla Cina e continua a cercare alleati in Europa. Ma l'Italia si sfila. A margine del vertice Nato di Londra il presidente Usa torna ad agitare lo spettro della sicurezza nazionale legata allo sviluppo delle reti di quinta generazione da parte del colosso cinese Huawei e prosegue il suo forcing sui partner, per convincerli a rinunciare a quello che considera uno strumento dello spionaggio di Pechino. E in un colloquio con i giornalisti coinvolge direttamente l'Italia. "Non sto lavorando molto su questo - risponde ai cronisti che gli chiedono se stia insistendo con i paesi amici per fermare l'avanzata della teconologia di Pechino - ma penso che sia un rischio per la sicurezza. Ho parlato con l'Italia e sembra che non abbia intenzione di andare avanti. Ho parlato con altri paesi e non andranno avanti. Tutti quelli con cui ho parlato non andranno avanti, ma a quanti paesi posso parlare? Secondo me, è un rischio per la sicurezza", ripete Trump che da mesi.
La smentita di Conte: non abbiamo parlato di questo
A stretto giro però Giuseppe Conte smentisce il capo della Casa Bianca. "Con Trump abbiamo parlato di molte cose, ma non di questo", precisa in conferenza stampa prima dell'incontro con lo stesso Trump. "L'Italia ha una legislazione tra le più avanzate - aggiunge Conte - e la applicheremo". Poco dopo inizia un bilaterale tra i due e al termine del colloquio Conte torna sulla questione: con Trump, "abbiamo chiarito - dice Conte - ho detto che abbiamo una legislazione tra le più avanzate d'Europa che sarà un modello per gli altri. Applicheremo quella normativa e quei controlli e questo ci garantirà per quanto riguarda la protezione di tutti gli asset strategici e da qualsiasi pericolo sul piano della cybersecurity".
Alla domanda se l'Italia si sfilerà o meno dalla temuta tecnologia cinese, Conte chiarisce: "Non è che l'Italia si può sfilare da una tecnologia. L'Italia applica tutte le misure di protezione e tutti i controlli che abbiamo introdotto e tutti gli strumenti di protezione di cui ci siamo dotati". Insomma, le leggi a protezione della sicurezza ci sono, assicura il presidente del Consiglio, ma fermarsi è impossibile. L'attivazione di uno 'scudo' sulle tecnologie 5G è stato uno dei primi provvedimenti del governo Conte bis: a settembre il primo Consiglio dei ministri ha applicato il cosiddetto 'golden power' che obbliga le aziende di Tlc a notificare alle autorità gli acquisti da aziende extra-Ue per la costruzione di reti 5G.
Si aspetta una presa di posizione dell'Ue
È il governo insomma che decide se dare il via libera o bloccare in parte o in tutto i contratti 'sospetti' a imporre determinate condizioni. Sul punto si aspetta anche una presa di posizione da parte dell'Unione europea, ma i tempi non sono brevi: entro la fine di quest'anno il gruppo di cooperazione della Ue che si occupa della direttiva sulla sicurezza informatica dovrà pubblicare un rapporto sui rischi per la cibersicurezza delle reti 5G. Il 1 ottobre del 2020 gli Stati membri e la Commissione dovranno valutare tali rischi e prendere eventuali misure. Pochi giorni fa, alla vigilia del Consiglio telecomunicazioni della Ue, il segretario di stato Usa, Mike Pompeo, ha affidato alle colonne di Politico l'ennesimo avvertimento usa: aprire le porte a Huawei non aiuta le relazioni tra Bruxelles e Washington in un momento di grande conflittualità su commercio e dazi. Oggi Trump ha messo un altro tassello nella sfida a Pechino e nel pressing sugli alleati. Ma l'Italia non lo segue.