L'ambasciatore americano in Turchia, David M. Satterfield, è stato convocato presso il ministero degli Esteri di Ankara. Una convocazione arrivata dopo che stanotte il Congresso americano ha approvato una risoluzione in cui riconosce come "genocidio" il massacro degli armeni da parte delle truppe ottomane del 1915 e un'altra che chiede al presidente, Donald Trump, di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai suoi dirigenti.
Ankara ha subito "respinto" la risoluzione sul genocidio armeno, bollata come una decisione "ad uso interno, priva di qualunque base storica e giuridica". E ha subito convocato l'ambasciatore americano in Turchia, David M. Satterfield.
La Turchia ha sempre negato che si possa parlare di genocidio per le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall'impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che secondo alcune stime avrebbero causato fino a un milione e mezzo di morti. "È un passo politico insignificante", ha affermato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, "indirizzato solo alla lobby armena e ai gruppi anti-Turchia".
La decisione del Congresso è arrivata dopo l'offensiva di Ankara nel nord della Siria. La Camera dei rappresentanti, a larghissima maggioranza, ha approvato una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e un'altra che chiede al presidente, Donald Trump, di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai suoi dirigenti. Lo schiaffo bipartisan all'alleato Nato arriva a due settimane dalla visita del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, alla Casa Bianca.
La Camera ha riconosciuto formalmente il "genocidio armeno" con ben 405 sì su 435 voti, con solo 11 contrari. Un lungo applauso ha salutato il via libera al testo che, seppure non vincolante, invita a "commemorare il genocidio armeno" e a educare i giovani su ciò che accadde, rifiutando i tentativi di negarlo. Il genocidio armeno è riconosciuto da una trentina di Paesi, tra cui l'Italia. La risoluzione sulle sanzioni è stata invece approvata con 403 sì e 11 no e ora passa al Senato.