In Libano è sceso in campo il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, per denunciare il rischio che si possa arrivare a "una guerra civile" per le proteste di piazza anti-governative che hanno messo nel mirino il sistema politico-confessionale su cui si regge il Paese dei cedri. "Temo che ci sia qualcuno che voglia portare il Libano alla guerra civile", ha denunciato in diretta tv il leader del Partito di Dio sciita, "qualsiasi soluzione deve basarsi sulla regola di non cadere nel vuoto delle istituzioni. Perché è molto pericoloso, e porterebbe ad un collasso sociale ed economico".
Nasrallah ha parlato subito dopo gli scontri, per la terza volta in 24 ore, tra sostenitori di Hezbollah e altri manifestanti nel centro di Beirut. Un cordone di un centinaio di poliziotti ha poi separato le due fazioni. "Contrariamente alle voci che si sono diffuse, Hezbollah sostiene le proteste in corso, e non vi ha preso parte per tenerle lontane da qualunque affiliazione politica", ha detto ancora Nasrallah.
"Stiamo entrando in una fase pericolosa"
"Se noi scendiamo in piazza, non ci muoviamo finché non raggiungiamo i nostri obiettivi. Tuttavia, quella iniziata come una protesta spontanea, gioiosa e giusta, in cui la gente ha recuperato la speranza di cambiamento, ora viene strumentalizzata da alcuni partiti politici e sta diventando qualcos'altro. Abbiamo informazioni di intelligence secondo cui ci sarebbe uno schema internazionale per delegittimare la resistenza, e ho chiesto alla nostra gente di tenersi lontana dalle piazze. Stiamo entrando in una fase pericolosa".
Pochi minuti dopo la fine del discorso, sostenitori di Hezbollah si sono riversati per le strade della periferia sud di Beirut e soprattutto a Tiro, città del sud del Paese, dove ci sono stati caroselli di giovani inneggianti al Partito di Dio. "Siamo con te Nasrallah", "Geagea sionista!" (leader delle Forze Libanesi, che ha fatto ritirare i suoi ministri dal governo, ndr), i cori più diffusi. "Nasrallah ha detto che non c'è problema se lo si insulta per le strade. Ma è anche il nostro leader, e non permetteremo che lo si insulti!", dice un sostenitore del partito per le strade di Beirut.
Alcuni giorni fa, dei sostenitori di Hezbollah si sono uniti alla protesta contro il governo nel centro di Beirut: ad una prima occhiata erano indistinguibili dal resto dei manifestanti, e come loro agitavano esclusivamente bandiere libanesi. Tuttavia le differenze sono emerse quasi subito: non appena i manifestanti hanno intonato un coro divenuto ormai virale in queste proteste: "Tutti significa tutti", non solo riferito ai politici, ma includendo anche Nasrallah tra quelli corrotti ("Nasrallah è uno di loro"), i sostenitori di Hezbollah hanno reagito con lo stesso coro, "tutti significa tutti", cambiando però la parte finale: "Ma Nasrallah è più onorevole di tutti".
Scontri tra fazioni
I gruppi sono venuti a contatto tre volte, con quasi una ventina di feriti lievi tra ieri e oggi. "La protesta è iniziata nel migliore dei modi, con un reale movimento di cittadini che è riuscito ad ottenere un ottimo risultato, ossia una legge di bilancio senza nuove tasse, oltre a spingere la classe politica a prendere misure concrete. Parlo a nome di Hezbollah: noi non permetteremo ritardi nell'implementazione della nuova legge", ha continuato Nasrallah, ribadendo di essere contrario alle dimissioni del governo, perché "qualunque soluzione alla crisi in corso non può comportare un vuoto istituzionale e il conseguente caos".
A detta del leader di Hezbollah, "le proteste possono essere sfruttate da attori esterni, con agende che mirano a colpire Hezbollah e le istanze sociali delle fasce più povere sostituite", mentre "alcuni politici stanno cercando di appropriarsi della rabbia popolare". Ha poi avanzato dubbi rispetto alla "sostenibilita'" della protesta, giunta ormai al nono giorno: "Chi paga per tutta quella organizzazione (in piazza a Beirut sono stati montati banchetti con cibo, gadget e bevande, bagni chimici, ndr) per più di una settimana?", ha chiesto con toni retorici.
In ogni caso, il discorso di Nasrallah ha spinto migliaia di sostenitori di Hezbollah a riversarsi rabbiosamente per le strade, stavolta agitando in modo massiccio le bandiere gialle del partito sciita, oltre a quelle libanesi. Il rischio concreto ora è quello di una profonda spaccatura all'interno della società civile, con la comunità sciita che oggi sembra preoccupata soprattutto di difendere i propri simboli e di allontanare i "complotti" agitati dal proprio leader, e dall'altra parte manifestanti che nei loro strali contro la corruzione dell'intero sistema politico prendono di mira anche lo stesso Nasrallah.