“È terribile”, dice Isabel Allende. In una intervista a La Stampa la figlia del presidente cileno deposto nel golpe del 1973 di Pinochet, non ha dubbi nel definire l’attuale momento come cruciale per la democrazia cilena. “In trent’anni di democrazia – osserva la senatrice e presidente del Partito socialista – le forze armate erano state chiamate una sola volta, per il terremoto del 2010 per aiutare la popolazione. Oggi, invece, reprimono le manifestazioni. Il coprifuoco ha aumentato la rabbia della gente”.
Secondo Isabel Allende c’è stata una grande irresponsabilità da parte di esponenti del governo, perché quando un ministro dice che il problema del trasporto pubblico si risolve svegliandosi prima alla mattina la gente si sente presa in giro” tuttavia la repressione “è sbagliata” e trattare tutti “come delinquenti è assurdo”.
La figlia di Salvador Allende sostiene zanche che la democrazia cilena “è fragile e ferita”, ma fa anche un’autocritica perché “quando siamo andati al governo negli Anni 90 abbiamo fatto un grande sforzo per diminuire la povertà, ma non siamo stati capaci di costruire un sistema di inclusione efficace”. “Dobbiamo pensare ad un nuovo modello di Paese”, aggiunge poi.
“Abbiamo ereditato un Paese col 40% dei poveri – analizza – e abbiamo fatto molto, ma è evidente che questo sistema non funziona più”. L’acqua è stata infatti privatizzata, così come i servizi essenziali, la salute pubblica è assai deficitaria “mentre l’élite si può permettere cliniche di lusso, la scuola va migliorata”.
Insomma, per la figlia di Allende “il modello è sbagliato” e va rimessa al centro “l’agenda sociale per rendere più giusta la vita dei cileni”. Ma quanto tempo ci vuole. Secondo la leader dei socialisti cileni, “certe cose possono essere fatte subito, come congelare gli aumenti,dare dei sussidi per il trasporto, bloccare la riforma tributaria attualmente in discussione, che punta a far pagare ancor meno tassi ai più ricchi” puntando a creare “un sistema di pensioni pubblico”. Le priorità, pertanto, “devono essere nelle medicine per gli anziani, per la scuola e l’educazione pubblica, per i trasporti”.
Agli inizia di dicembre Santiago deve ospitare la Conferenza mondiale sul clima, si potrà fare?, chiede il quotidiano. “La conferenza sul clima è cruciale, dobbiamo aiutare a costruire un mondo migliore, ma la gente deve avere delle garanzie che qualcosa cambierà. Nelle prossime due settimane devono arrivare dei segnali concreti da parte del governo, altrimenti la tensione non può che aumentare” taglia corto la donna, che assicura che “non c’è, per fortuna, la nostalgia di regimi autoritari, ma è certo che abbiamo una democrazia malata ed insufficiente”. E questo ha creato una società divisa e “ha alimentato la rabbia e il malcontento popolare”. E i rischi che corre il Cile sono “seri rischi”.