Saccheggi, violenze e oltre 10 mila militari nelle strade, ma non si ferma la violenza in Cile dove i morti sono ormai saliti a una decina. Cinque sono rimasti asfissiati in una fabbrica di abiti che era stata assediata e saccheggiata durante gli atti vandalici che ormai si susseguono senza sosta.
Partite come protesta per l'aumento dei biglietto della metro, le manifestazioni in Cile si sono ormai radicalizzate e riflettono la rabbia dei cittadini in un Paese, uno dei più ricchi della regione sudamericana, fino a poche settimane fa considerato "un'oasi" del continente, ma dove sono profonde le disuguaglianza sociali.
Le autorità hanno esteso il coprifuoco ma il presidente, Sebastian Pinera, non esita a dire che il Paese sta vivendo una "guerra", un conflitto contro un "nemico potente e implacabile che non rispetta nulla e nessuno".
In un'affollata conferenza stampa, circondato dai generali, Pinera ha denunciato che i gruppi violenti che hanno messo a ferro e fuoco il Paese sono "in guerra contro tutti i cileni che vogliono vivere in democrazia. Siamo in guerra contro un nemico potente e implacabile che non rispetta nulla e nessuno e che è disposto a usare una violenza senza limiti anche quando ciò comporta la perdita di vite umane, con l'unico scopo di produrre il maggior danno possibile".
Il presidente, un miliardario conservatore entrato in carica nel marzo 2018 dopo essere stato presidente tra il 2010 e il 2014, ha detto di comprendere il malessere dei cittadini, ma ha aggiunto che le persone che causano incendi, barricate e saccheggi sono "veri criminali". Il governo d'altra parte è convinto di essere di fronte a una violenza "organizzata" e ha schierato soldati e carri armati, per la prima volta dal 1990, quando il Cile tornò alla democrazia dopo la dittatura di Augusto Pinochet. Il ministro dell'Interno, Andres Chadwick, ha detto che al momento nelle strade sono schierati 10.500 uomini tra militari e forze di polizia, e che se necessario tale quota sarà rafforzata.
E intanto si cerca di correre ai ripari. In una seduta straordinaria, la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge per annullare l'aumento dei prezzi della metropolitana della capitale. Lo scorso 6 ottobre, la Metro de Santiago, una compagnia privata partecipata dallo Stato, ha aumentato il prezzo del biglietto nelle ore di punta di 30 pesos, fino a 830 pesos (circa 1,2 dollari).
Il prezzo era stato stabilito da un gruppo di esperti sulla base di numerosi indicatori, quali l'inflazione, il costo delle forniture per il funzionamento, il tasso di cambio. In segno di protesta, centinaia di cittadini, in particolare studenti delle scuole superiori e universitari, lunedì scorso hanno cominciato a bypassare i tornelli e a sradicarli, in modo che tutti potessero accedere alle piattaforme senza pagare.
Poi, mano a mano, la protesta si è estesa ad altre aree del Paese; gli atti di vandalismo si sono moltiplicati, con barricate in strada, incendi e saccheggi a negozi e supermercati. È il segno evidente dell'insofferenza per il costo della vita, la disuguaglianza sociale e riforme economiche che non arrivano.