Alla vigilia della diffusione dei risultati preliminari delle presidenziali una nuova strage insanguina l'Afghanistan. È di almeno 62 morti il bilancio di una esplosione in una moschea a Haska Mina, nella provincia di Nangarhar.
Al momento dell'esplosione, nella moschea si trovavano, riuniti per la preghiera del venerdì, circa 350 fedeli. La natura dell'esplosione non è stata ancora chiarita, ma un portavoce del governo locale ha ammesso due sole ipotesi: "Bomba o kamikaze". Secondo un portavoce del ministero dell'Interno di Kabul, la pista principale è quella dell'attentato suicida. Il portavoce ha puntato il dito contro "i talebani e i loro alleati", accusandoli di attaccare i civili nei luoghi di culto. Secondo alcune fonti le esplosioni potrebbero essere state due.
Nessun gruppo, tra talebani e Isis entrambi presenti nella provincia, ha rivendicato l'attentato. I talebani hanno anche preso le distanze dall'attacco, che un portavoce ha definito, condannandolo "nei termini più forti", un "crimine grave e vigliacco". I talebani hanno inoltre ipotizzato che la moschea sia stata colpita da un colpo di mortaio, mentre il governo locale parla di "esplosivo portato all'interno del luogo sacro".
L'esplosione, che secondo testimoni ha causato il crollo del tetto della moschea, ha causato anche almeno 33 feriti. Ieri l'Onu aveva diffuso un rapporto che definiva "inaccettabile" e "senza precedenti" il livello di violenza raggiunto nel Paese, per numero di civili uccisi.