Negli Usa sale a 530 il numero di casi di insufficienza respiratoria associata alle sigarette elettroniche, mentre si contano già 7 vittime dall’estate. L’ultima è avvenuta pochi giorni fa in California, dove era già morta un’altra persona. Le altre si erano verificate in Kansas, Illinois, Indiana, Minnesota e Oregon. Sono in dati aggiornati resi noti dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (C.D.C.) e riportati dal New York Times.
Anne Schuchat, vice direttore del centro, ha fatto sapere che gli esperti si aspettano altre morti per quella che definiscono “un’epidemia”. In pochi mesi centinaia di giovani - tutti svapatori - sono arrivati in ospedale con fiato corto, crisi respiratoria, diarrea, vertigini, vomito. Agli esami tomografici i polmoni appaiono come colpiti da un'infezione molto aggressiva ma dottori e funzionari della sanità pubblica ammettono di non averne ancora individuato la causa esatta (o le cause).
Nel corso di una conferenza stampa, il C.D.C. fornito la prima istantanea della popolazione colpita: quasi i tre quarti sono maschi, i due terzi hanno tra i 18 e i 34 anni. Il 16% ha 18 anni o meno. "Più della metà dei casi ha meno di 25 anni", ha detto Schuchat. I casi sono stati registrati in 38 stati. E all’inizio della settimana è emerso anche un primo caso in Canada: un adolescente dell’Ontario ricoverato in terapia intensiva, ora guarito. I primi risultati di un sondaggio annuale pubblicato mercoledì mostrano che lo svapo di adolescenti è raddoppiato dal 2017.
Ma cosa c’è dei pericoloso nell’alternativa più sana alla sigaretta? Lo svapo comporta l'inalazione via aerosol di sostanze. Ma per diventare inalabile, la nicotina (o il THC) devono essere miscelati con solventi che dissolvono e rilasciano la sostanza. I solventi, o oli, si riscaldano durante l'aerosol per diventare vapore. Ma alcune gocce d'olio possono rimanere nel dispositivo quando il liquido si raffredda e l'inalazione di tali gocce può causare problemi respiratori e infiammazione polmonare.
“L'inalazione di olio nei polmoni è estremamente pericolosa e può provocare la morte", ha affermato Thomas Eissenberg, che studia i problemi legati allo svapo alla Virginia Commonwealth University. Quando gli oli vaporizzati entrano nei polmoni, questi li riconoscono come un oggetto estraneo e innescano una risposta immunitaria, causando infiammazione e accumulo di liquidi che possono causare polmonite lipoide.
Il C.D.C. ha ribadito che molte delle persone che si sono ammalate hanno utilizzato prodotti a base di THC, alcuni acquistati per strada, anziché dai rivenditori negli Stati in cui la marijuana ricreativa o medica è legale. Tuttavia, i funzionari hanno anche precisato di non avere ancora individuato una sostanza responsabile della sindrome respiratoria acuta in quanto alcuni pazienti hanno riferito di usare THC, altri THC e nicotina mentre altri solo nicotina. Una parte degli ospedalizzati è, inoltre, attaccata al respiratore, rendendo impossibile avere un quadro completo.
"Abbiamo un disperato bisogno di fatti e prove", ha detto Mitchell Zeller, direttore del centro per i prodotti al tabacco dell’F.D.A. Zeller ha spiegato che nei prodotti analizzati c'erano più composti utilizzati nelle miscele di svapo, che destano sospetto, tra cui la vitamina E, presente nella cannabis. Pur essendo il principale indiziato questa non sembra essere l’unico possibile responsabile.
Intanto, dopo il Michigan, anche lo stato di New York questa settimana ha messo al bando le sigarette elettroniche dietro proposta del governatore Andrew Cuomo. Entro due settimane le e-cig dovranno essere rimosse dagli scaffali. Le uniche a salvarsi dovrebbero essere quelle aromatizzate al tabacco e al mentolo.
“Il problema non sono le sigarette elettroniche, ma cosa ci si mette dentro”, ha spiegato al Messaggero Fabio Beatrice, Direttore del centro antifumo San Giovanni Bosco di Torino. “Non a caso un articolo appena pubblicato dal New England Journal of Medicine ha visto che l’84% dei ricoverati per le e-cig aveva messo nel dispositivo oli a base di Thc, più altre sostanze tossiche non identificate. E’ chiaro che se ci si fa un aerosol di qualcosa di tossico si rischia. In Italia si vendono solo liquidi certificati, il mercato del 'fai da tè non ha preso molto piede, e non a caso non abbiamo casi simili, al massimo qualche allergia”.