È stato il volto della Camera dei Comuni britannica in uno dei momenti più difficili della sua storia. John Bercow, lo speaker di Westminster, ha annunciato le proprie dimissioni dopo aver fatto da un cerimoniere e arbitro, intransigente, della delicata partita di divorzio tra la Gran Bretagna e l'Unione europea. Il 56enne londinese, che dieci anni fa venne eletto allo scranno più alto dell'assise (il più giovane dell'ultimo secolo), ha saputo conquistare l'attenzione dei cittadini e attirare i riflettori dei media con i suoi modi inusuali, le sue cravatte improbabili e le sue espressioni colorite.
I video dei suo "Oooorder! Oooorder!" urlati a squarciagola hanno collezionato oltre mezzo milione di visualizzazioni sui social. Ma i libri di storia lo ricorderanno, come ha sottolineato il leader dell'opposizione, Jeremy Corbyn, per come ha difeso la neutralità e la democrazia del Parlamento.
Da ex conservatore, che ha lasciato il partito dopo la nomina a speaker come prevede il regolamento, si è attirato le ire dei suoi ex compagni di partito che lo hanno accusato di essere di parte e soprattutto di essere contrario alla Brexit.
La moglie, del resto, ha sfoggiato un adesivo "Fuck Brexit" ('fanculo la Brexit") sull'auto e lui l'ha difesa affermando che ognuno è libero di pensarla come vuole. A Bercow non è mai mancato il coraggio di imporre il proprio ruolo: vietò ai parlamentari di votare, dopo due bocciature, l'accordo Brexit presentato dall'ex premier, Theresa May. E per farlo si basò su un precedente risalente a 400 anni fa. Impedì al presidente americano, Donald Trump, di rivolgersi ai Comuni durante la sua visita programmata a Londra, "a causa delle sue leggi razziste".
Definì la sospensione del Parlamento decisa dal premier Boris Johnson, fino al 14 ottobre, un "oltraggio alla Costituzione" architettato per "fermare il dibattito parlamentare sulla Brexit".