Una scelta che “sta scuotendo la nostra fiducia nel sistema legale”, dice Nick Haekkerup, ministro della cultura danese, a seguito della scelta dell'autorità giudiziaria di rivedere oltre 10 mila sentenze già emesse, relative a processi dove come prova sono stati portati i dati di localizzazione del cellulare. Perché? Sembra che nel passaggio dei dati dalla compagnia telefonica alle autorità competenti che poi utilizzano quei dati come prove nei processi penali, qualcosa sia andato perduto. Il trasferimento delle informazioni non è perfetta.
La polizia avrebbe sistemato questo bug informatico, ma c'è chi ora contesta quelle sentenze arrivate nel periodo in cui il problema era ancora sconosciuto. In alcuni processi i dati di localizzazione del cellulare hanno ricostruito scene del crimine collegando telefoni a torri sbagliate, quindi potenzialmente piazzando nella zona di un crimine persone innocenti. Dal 2012 sono 10.700 i processi cui sentenze potrebbero essere state viziate da un’informazione potenzialmente imprecise, anche per questo il tribunale ha deciso, per i prossimi due mesi, di non ammettere in aula quel genere di prove.
Polizia e compagnie telefoniche si rimbalzano la colpa del bug. Ma intanto è partita la revisione delle carte dei processi, fase alla fine della quale ogni avvocato difensore coinvolto nei casi riceverà una copia dei risultati per capire se il proprio assistito sia stato danneggiato da questo errore informatico, magari finendo addirittura in prigione. Al momento, fortunatamente, il problema dovrebbe essere stato localizzato e circoscritto alla sola Danimarca, così come è stato riferito dal governo direttamente alle autorità competenti europee.
“L'idea che gli errori nei dati possano aver portato a procedimenti penali errati in Danimarca è inquietante - ha affermato Mikael Sjoberg, capo dell'associazione dei magistrati danesi – e il fatto che la base delle nostre decisioni possa essere messa in discussione ci mette in una situazione molto spiacevole”. Preoccupata anche Karoline Normann, che dirige il comitato di diritto penale della Danish Bar and Law Society, che ricorda come in aula le prove tecniche possano essere discusse ma mai sono state messe in dubbio, essendo dati oggettivi, il precedente che prende più forma autorizzerà di fatto ogni avvocato del paese a non considerare più questo genere di prove come inattaccabili.
Il direttore della Telecom Industry Association del paese Jakob Willer respinge ogni addebito e dichiara apertamente che l'uso dei dati delle torri dei cellulari nelle cause giudiziarie andava oltre il suo scopo originale: "Non sono state create per realizzare sistemi di sorveglianza, ma reti telefoniche”. Ora il problema diventa anche morale, etico, psicologico, un intero paese dovrà scegliere su cosa fare affidamento durante i processi e dovrà soprattutto ritrovare una fiducia nel sistema giudiziario al momento fortemente in bilico.