Il tema ufficiale del G7 è la lotta alle diseguaglianze ma i 7 grandi della Terra che si incontrano a Biarritz, sulla costa atlantica francese, hanno diverse questioni in agenda. La Brexit si avvicina, le tensioni con l'Iran preoccupano, la guerra dei dazi tra Usa e Cina manda in fibrillazione tutti i mercati. Ma ci sono anche gli incendi che stanno distruggendo la foresta amazzonica a tenere impegnati i leader. Il punto, tema per tema.
BREXIT
La scadenza del 31 ottobre è all'orizzonte e il no-deal è uno scenario sempre più reale. Il premier britannico Boris Johnson si è insediato da appena un mese dopo aver scalzato Theresa May, accusata di essere troppo arrendevole con Bruxelles, è l'ospite più atteso. Il tema dell'uscita del Regno Unito dall'Ue pesa come un macigno.
BoJo ha visto di recente la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e lo stesso presidente francese, Emmanuel Macron, che hanno ribadito il no di Bruxelles a rinegoziare l'accordo ma hanno concesso a Londra del tempo per proporre soluzioni all'impasse che verte principalmente su backstop, il meccanismo ideato per evitare il ritorno alla frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del Nord. Johnson incontrerà domenica il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk (assente il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, in convalescenza dopo un'operazione di urgenza per rimuovere la cistifellea).
IRAN
Il futuro dell'accordo internazionale sul nucleare iraniano è un tema scottante, dopo l'uscita unilaterale di Washington e il progressivo disimpegno di Teheran. A pesare, la tensione nella regione del Golfo Persico dove negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli attriti, con il sequestro di una petroliera britannica e l'abbattimento di un drone americano.
Alla vigilia del summit, Macron ha accolto a Parigi il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, che nei giorni scorsi si era detto pronto a lavorare sulle proposte francesi, e cioè un ammorbidimento delle sanzioni, in cambio del ritorno dell'Iran al pieno rispetto dell'accordo e di ulteriori colloqui col regime sul programma balistico e i dossier regionali.
DAZI
La guerra commerciale tra Usa e Cina scuote il mondo e preoccupa seriamente l'Ue, che in occasione del G7 teme una nuova offensiva di Donald Trump. L'inquilino della Casa Bianca la settimana scorsa ha affermato che i negoziati con Pechino previsti a settembre sono ancora in piedi, avvertendo però che una nuova piazza Tienanmen, e cioè un eventuale ricorso alla violenza contro i manifestanti a Hong Kong, avrebbe conseguenze negative sui colloqui.
La Cina ha appena annunciato che imporrà nuovi dazi su 75 miliardi di dollari di beni made in Usa come risposta alle annunciate tariffe americane al 10% su 300 miliardi di beni cinesi a partire dal 1 settembre prossimo e in alcuni casi rinviate al 15 dicembre.
AMAZZONIA
"La nostra casa sta bruciando. Letteralmente. La foresta pluviale amazzonica - il polmone che produce il 20% dell'ossigeno del nostro pianeta - è in fiamme. è una crisi internazionale. Membri del vertice del G7, discutiamo di questa emergenza tra due giorni". Questo il tweet di allarme lanciato da Macron e condiviso dalla cancelliera tedesca Merkel e dal premier britannico Johnson, che ha suscitato l'immediata levata di scudi del presidente brasiliano, Jair Bolsonaro. Escluso dal vertice in questo formato a 7, il leader brasiliano di estrema destra ha puntato il dito contro "il tono sensazionalista" del presidente francese, accusandolo di cercare di "strumentalizzare una questione interna del Brasile e di altri Paesi amazzonici per vantaggi politici personali".
Bolsonaro ha quindi bocciato la proposta di parlarne al G7 "senza la partecipazione dei Paesi della regione", denunciando "una mentalità colonialista fuori luogo nel 21esimo secolo". Il tema ormai è diventato globale e ha suscitato l'indignazione dell'opinione pubblica: si moltiplicano gli appelli a fare qualcosa, e la stessa Greta Thunberg, dalla barca a vela in mezzo all'oceano con la quale sta attraversando l'Atlantico per recarsi negli Usa per un summit Onu sul clima, ha denunciato gli "incendi devastanti", intimando che "la nostra guerra contro la natura deve finire".
Macron ha affermato che Bolsonaro ha "mentito" sul suo impegno a favore dell'ambiente ed ha annunciato (spalleggiato dall'Irlanda) che, date le condizioni, la Francia si opporrà al trattato di libero scambio Ue-Mercosur, che per Bruxelles è "il miglior strumento" a disposizione degli europei per costringere il Brasile a rispettare l'accordo di Parigi sul clima.
WEBTAX
Tra i temi di cui si potrebbe parlare a Biarritz anche la riforma globale fiscale. Macron, dopo aver incassato di recente l'approvazione del Senato francese sulla web tax francese, si batte per estenderla a livello mondiale. Nel mirino, i colossi digitali che grazie a sedi legali in veri e propri paradisi fiscali europei (vedi Irlanda e Lussemburgo) pagano tasse molto basse, a prescindere da dove vengono generate le entrate. Ma sul tema gli Usa fanno muro e l'amministrazione Trump in passato ha già minacciato ritorsioni, come dazi su vino e auto d'Oltralpe.
RITORNO DELLA RUSSIA
A suggerire il possibile ritorno della Russia in seno ai grandi della Terra e il ripristino del formato G8 è stato Trump, pochi giorni prima del vertice. "Sarebbe meglio avere la Russia dentro", ha dichiarato, dicendosi pronto ad appoggiare una simile proposta. Se Macron stesso ha dimostrato un'apertura in tal senso (all'inizio della settimana ha ospitato in Francia il presidente russo, Vladimir Putin, con il quale è stata sollevata la questione ucraina, viatico per il riavvicinamento della Russia all'Occidente), più fredda è stata l'accoglienza nel resto d'Europa, con la cancelliera tedesca Angela Merkel e Boris Johnson contrari alla proposta, così come l'Ue.
Scontata l'opposizione di Kiev, che ha ricordato come la ragion d'essere dell'espulsione di Mosca dal consesso internazionale nel 2014 sia tuttora presente, come ritorsione per l'annessione della Crimea e l'aggressione della regione orientale dell'Ucraina. Scarso entusiasmo anche da parte della Russia: il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha commentato che il ritorno al G8 non è un obiettivo di per sè e che è preferibile il formato del G20.
KASHMIR
La regione contesa da decenni tra India e Pakistan è tornata a destare la preoccupazione internazionale all'inizio di agosto in seguito alla decisione di New Delhi di revocare lo status speciale concesso nella Costituzione fin dal 1948, scatenando la reazione di Islamabad e suscitando timori di una possibile guerra tra i vicini, entrambe potenze nucleari. Il premier ultra-nazionalista indù Narendra Modi è stato invitato al vertice e ha già avuto un incontro con Macron alla vigilia dell'appuntamento a Biarritz. Finora, le potenze occidentali hanno esortato al dialogo, invitando i due Paesi alla moderazione; Johnson, in una recente telefonata con il leader indiano, ha sottolineato che si tratta di una crisi che deve essere risolta "bilateralmente".