L'amministrazione di Donald Trump è ricorsa alla Corte Suprema Usa sostenendo che le leggi federali contro le discriminazioni di genere non tutelano i lavoratori transgender. Il ricorso riguarda il caso di Aimee Stephens, una donna transgender che è stata licenziata dopo aver comunicato al suo datore di lavoro, la casa di onoranze funebri di Detroit R.G. & G.R. Harris Funeral Homes, che stava pianificando di cambiare sesso, da donna a uomo.
Nel marzo del 2018 il sesto circuito delle Corti d'Appello ha stabilito che la casa di onoranze funebri ha violato il Titolo VII della Legge sui diritti civili del 1964 che vieta le discriminazioni sulla base del sesso. La Casa Bianca è ricorsa al massimo organo giudiziario Usa argomentando che il titolo VII "non bandisce le discriminazioni rispetto allo status transgender" ma solo tra uomini uomini e donne. "Nel 1964, il significato comune pubblico di 'sesso' era 'sesso biologico' e non contemplava lo status transgender", si legge nel ricorso. L'obiettivo del Titolo VII, sostiene il dipartimento di Giustizia Usa, era quello di eliminare le discriminazioni razziali e contro le minoranza e la messa al bando delle discriminazioni sulla base del sesso "si riferiva ad un trattamento diseguale tra uomini e donne sul posto di lavoro".