Lo sviluppo dei servizi di taxi app in Etiopia sta causando problemi di sicurezza. Aggressioni agli utenti, lanci di pietre, zone off limits e minacce di denunce non stanno però rallentando l'espansione dei trasporti privati basati su applicazioni mobile. Il fenomeno riguarda soprattutto la capitale Addis Abeba, preoccupa le ambasciate europee (tra cui quella italiana) e allarma l'ufficio di sicurezza diplomatica degli Stati Uniti. Come nel resto delle megalopoli, l'introduzione dei principi della sharing economy nel trasporto quotidiano ha scosso la stabilità di uno dei sistemi economici più duraturi nelle grandi città africane.
"Da un anno mi sono registrato come autista, si lavora bene ma dopo aver rischiato di essere colpito da una sassaiola, ci sono delle zone in cui non vado", dice Adem, studente di 25 anni che nelle sere dei weekend si muove da tassista contemporaneo a bordo della sua auto. "Sono accaduti episodi davvero spiacevoli - aggiunge - e appena qualcuno dei vecchi operatori vede dei bianchi salire su un'auto guidata da un etiope, iniziano a creare problemi".
“Le segnalazioni più dettagliate riguardano la zona del bazar e quella della centrale Meskel square, con aggressioni da dietro o lanci di pietre verso persone o auto, anche durante le ore diurne. Quando aspettiamo l’arrivo del driver siamo sempre parecchio attenti – dice un’italiana di stanza nella capitale – anche quando siamo fermi ai semafori o agli ingorghi”. "E' vero che c'è stato un aumento della microcriminalità, anche contro stranieri, compresi cittadini italiani, che utilizzano taxi privati - dicono dall'Ambasciata italiana - ma Addis Abeba resta relativamente più sicura rispetto ad altre capitali africane".
Per oltre 40 anni, il trasporto privato in Etiopia si è identificato con le Lada, storici taxi biancoazzurri importati dalla Russia dal vecchio dittatore Menghistu Haile Mariam, e tuttora i mezzi sono in circolazione. Da almeno cinque anni però ci sono anche i servizi di taxi-app. Attualmente sono operative quattro compagnie: Etta, Ride, TaxiVa e Zay Ride. La prima fu Ride che inizialmente si basava su un sistema di trasmissione sms. Gli utenti inviavano la loro posizione, Ride verificava se c'era un driver disponibile e li metteva in contatto telefonicamente. Poi fu sviluppata l'app per smartphone e il mercato si aprì alle altre aziende. Tutte create da imprenditori etiopi.
L’intero settore però rischia una brusca frenata. Un po' come è accaduto in Italia l’arrivo dei sistemi di trasporto privato su app per smartphone ha sconvolto uno status quo consolidato. In Etiopia le autorità hanno passato al setaccio le autorizzazioni concesse, sospendendo il rilascio di nuove certificazioni per le targhe associate ai veicoli “codice 3”, quelle destinate ai servizi di trasporto pubblico. Anche per questo un’associazione formata da 1000 tassisti ha chiesto la sospensione dei servizi all’Aata (Addis Abeba Transport authority). "Ma la lettera non afferma esplicitamente che dobbiamo interrompere ciò che stiamo facendo", ha affermato Samrawit Fikru, co-fondatrice della società che ha creato Ride."Siamo una società legalmente riconosciuta che lavora per facilitare il sistema di trasporto, né stiamo assegnando percorsi ai conducenti".