Due giorni, due città, due sparatorie. E almeno 29 morti. A meno di 24 ore di distanza l'una dall'altra, due stragi di massa hanno messo sotto shock gli Stati Uniti colpita da quella che adesso viene definita una "epidemia di violenza" nel segno del "terrorismo domestico". L'ultimo identikit del terrore è un ragazzo bianco di 24 anni, Connor Betts, che dalla pagina di Linkedin risultava essere uno studente di psicologia all'università.
Stando alla ricostruzione dell'Fbi, il ragazzo ha preso di mira un famoso quartiere notturno del centro di Dayton, Ohio. Imbracciando un'arma d'assalto, un Ar-15, fucile già usato in molte stragi di massa, svestito di nero, giubbotto antiproiettile e cuffie per attutire il rumore dei colpi, il killer si è diretto verso un locale, il Ned Peppers, che a quell'ora, l'una di notte, era pieno di clienti, e ha cominciato a sparare nel mucchio.
"Ho pensato a fuochi d'artificio - ha raccontato Cassandra Lopez, 23 anni, salva per miracolo perché era uscita nel retro per prendere un po' d'aria - poi, quando sono rientrata, ho visto corpi insanguinati ovunque". Betts aveva ucciso nove persone e ferito ventisette, prima di essere abbattuto dalla polizia.
Un cliente del locale era riuscito a togliere al ragazzo il fucile, ma il killer aveva cercato di portare avanti la strage estraendo una pistola. Non ha fatto in tempo a usarla. "Se la polizia non fosse intervenuta così presto - ha raccontato un cliente - oggi Dayton avrebbe pianto almeno un centinaio di morti". In attesa di capire di più della storia di Betts, il cui account Facebook è stato chiuso, restano le testimonianze dei sopravvissuti.
"Eravamo seduti con gli amici nel patio del Ned Pepper - racconta James Williams, 50 anni, proprietario di una pizzeria - quando abbiamo sentito 'bang-bang-bang-bang'. Siamo scappati tutti. Poi il silenzio, e le urla: aiuto, aiuto". Un'infermiera di 31 anni ha raccontato il suo tentativo di salvare un uomo, colpito all'inguine, che sanguinava.
"Mi sono strappata la camicia per tamponargli l'emorragia - ha raccontato - non riusciva a respirare, gli ho detto 'Resisti, amico', ma non ce l'ha fatta".
Il massacro è arrivato meno di ventiquatt'ore dopo la strage al centro commerciale di El Paso, che ha provocato 20 morti e 26 feriti. Il killer, anche lui giovane e bianco - Patrick Crucius - aveva postato sui social un manifesto razzista, contro l'"invasione degli ispanici", a sostegno della purezza della razza bianca, ispirandosi a un altro massacro, quello di Christchurch, in Nuova Zelanda.
Su Twitter il ragazzo, 21 anni, aveva manifestato il suo sostegno alla politica anti-immigrati di Donald Trump, e dedicato al presidente una composizione fotografica in cui con le armi componeva il nome "Trump". Domenica scorsa un altro giovane, con simpatie per il suprematismo bianco, aveva ucciso tre persone a un festival culinario in California. Con quella di Dayton, sale a 250 il bilancio delle stragi di massa nella storia degli Stati Uniti, e il trentaduesimo dell'anno in cui ci sono stati almeno tre morti.