Dopo gli Stati Uniti, anche la Francia punta alla creazione di unità militari spaziali. A darne annuncio è stato il presidente Emmanuel Macron, che in un discorso alle forze armate tenuto alla vigilia della Festa nazionale francese, ha rivelato la prossima creazione di reparti specializzati nella protezione dei satelliti del Paese. Già entro settembre, dunque, l’aeronautica francese potrebbe cambiare nome e diventare l’Armée de l’air et de l’espace: l’Armata del cielo e dello spazio.
A dare impulso alla nuova strategia francese era stata per prima la ministra della Difesa Florence Parly, che già a settembre del 2018 aveva evidenziato l’esigenza di una più capace difesa dei sistemi di telecomunicazione in orbita. L'obiettivo, ha spiegato Macron sabato scorso, sarà quello di “assicurare lo sviluppo e il rafforzamento delle nostre capacità spaziali” e di rafforzare “la nostra conoscenza della situazione spaziale”, così da “proteggere meglio i nostri satelliti”.
Restano ignote le previsioni di spesa e la quantità di uomini coinvolti nel progetto, che stando a quanto annunciato dall’inquilino dell’Eliseo, non dovrebbe essere una forza armata a parte quanto piuttosto un’unità già compresa nelle forze aeronautiche. Strategia simile quindi a quella inaugurata dal presidente statunitense Donald Trump a febbraio, quando firmò la Space Policy Directive 4: documento che traccia le linee guida per la costituzione di una forza dedicata allo spazio alle dipendenze della US Air Force. Inizialmente pensato come una forza a sé stante, il sesto ramo dell’esercito statunitense verrà creato dal Pentagono in seno all’Aeronautica, con uno stanziamento ancora da definire ma che è stato stimato in 13 miliardi di dollari.
Dopo terra, acqua e aria, lo spazio è considerato da diversi Paesi il quarto dei campi di battaglia. Anche se il riconoscimento ufficiale da parte della Nato arriverà questo dicembre (dopo che nel 2016 era stato già riconosciuto quello dei dati e del mondo cibernetico), è proprio nello spazio che Paesi come Cina e Russia stanno investendo parte della loro attenzione. Almeno così riportano anni di rapporti sullo stato della Difesa statunitense e le parole della stessa ministra Parly, che ha accusato Mosca di essere responsabile di un atto di spionaggio nei confronti del satellite militare franco-italiano Athena-Fidus, che sarebbe avvenuto nel 2017.
Anche nello spazio quindi, per ora si parla più che altro di spionaggio, e della capacità di alcuni Paesi di intercettare ed esfiltrare informazioni dai satelliti per le telecomunicazioni. Oggi il 65 per cento dei satelliti in orbita appartiene a Paesi membri del Patto Atlantico, ma nel futuro la Cina ha già programmato una massiccia colonizzazione dell’orbita terrestre, con lo scopo ufficiale di migliorare i sistemi di telecomunicazioni e la velocità di trasmissione dei dati. Un atto di forza da parte di Pechino lo si è già visto a gennaio di quest’anno, quando grazie a un satellite ponte, il dragone è stato il primo ad allunare sul lato più remoto della Luna. Primato tecnologico che rivela anche capacità tecniche finora inedite, di fronte alle quali nessun Paese vuole restare indietro.