Una relazione del Bundestag riapre a sorpresa la controversia con la Grecia sui risarcimenti per i danni provocati dagli occupanti nazisti durante la Seconda guerra mondiale. A quanto riferisce lo Spiegel, un parere dell'ufficio Servizi scientifici del parlamento tedesco mette in dubbio la base giuridica della posizione della Germania, che si è sempre opposta al pagamento dei risarcimenti.
"La posizione del governo federale è sostenibile dal punto di vista del diritto internazionale, ma assolutamente non è vincolante", afferma la relazione. Pertanto, questa la conclusione, si invita a fare intervenire la Corte internazionale dell'Aja per "fare chiarezza" sull'annosa vicenda. Dato che però questa riguarda fatti accaduti oltre 70 anni fa - spiega lo Spiegel - il governo tedesco dovrebbe disporsi volontariamente al giudizio.
La richiesta di Atene
Ad inizio giugno, dopo un dibattito in parlamento di oltre 12 ore, il governo greco aveva inoltrato una richiesta ufficiale a Berlino volta ad aprire trattative sui risarcimenti di guerra. Tre anni fa una commissione speciale aveva indicato in 289 miliardi di euro la cifra complessiva dei risarcimenti che Berlino, secondo le autorità di Atene, dovrebbe pagare alla Grecia.
Fino ad ora il governo tedesco ha sempre sostenuto che il tema dei risarcimenti è ormai un capitolo chiuso: nel 1960 la Repubblica federale ha pagato ad Atene 115 milioni di marchi, una somma che però non comprendeva i danni alle infrastrutture, i crimini di guerra e il prestito che il Paese fu costretto a contrarre per la ricostruzione.
Inoltre, nel 1990, il trattato "2 + 4" che regolava l'assetto della riunificazione tedesca - firmato da Repubblica federale, Ddr, Francia, Urss e Usa - considerava "conclusa" la questione dei risarcimenti per la Grecia. Atene pero' ricorda che nel trattato la questione delle riparazioni non viene esplicitamente affrontata, vieppiù che la Grecia non partecipò ai negoziati.
E anche Varsavia potrebbe chiedere i danni
Il tema dei risarcimenti è tornato d'attualità quando lo scorso aprile anche la Polonia ha fatto sapere di intendere di far valere le proprie richieste di risarcimento. "La decisione di Atene dimostra che l'internazionalizzazione del tema risarcimenti di guerra da parte della Germania eè realistico", aveva scritto in un tweet l'incaricato speciale del governo di Varsavia, Arkadiusz Mularczyk, riferendosi alla richiesta di nuove trattative ufficiali.
Date le dimensioni delle distruzioni, delle deportazioni e delle uccisioni causate dal Terzo Reich durante l'occupazione polacca, la questione ha un impatto potenziale enorme. E questo senza considerare altri Paesi che dovessero decidere di muoversi sulla stessa linea, dopo Atene e Varsavia. Non sorprendentemente, per quanto riguarda la Polonia si parla di cifre immense: difficile calcolare quanto valgano milioni di morti, ma una stima che circola a Varsavia parla di almeno 800 miliardi di euro.
Pur dicendosi "consapevole della responsabilità storica" della Germania, la posizione del governo tedesco è sempre stata chiara: "La questione dei risarcimenti è già regolata in maniera definitiva", affermava tre mesi fa il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, ricordando la rinuncia più volte ribadita negli anni dalla Polonia. Varsavia però risponde che quella rinuncia era contenuta in dichiarazioni del 1953 e del 1970 che oggi considerate anticostituzionali dalla Polonia e che, per di più, furono varate su forte pressione dell'Urss con riferimento esclusivo alla Germania dell'est. Nel caso della Polonia, il parere del Servizio scientifico del Bundestag afferma però che le richieste non sono giustificate e che la rinuncia rimane "vincolante" dal punto di vista del diritto internazionale.
Una ferita riaperta dall'austerity
È stato durante la crisi greca degli scorsi anni - con la politica di austerity di cui i greci ritengono responsabile in primis la Germania di Angela Merkel e del suo ministro alle Finanze Wolfgang Schaeuble - che il tema era tornato ad occupare le prime pagine dei giornali.
Il punto, sin dal 2013, è che stando ad un rapporto del ministero alle Finanze greco il debito derivante dalle somme non pagate ma dovute per le riparazioni di guerra - comprendenti le cifre spese per la ricostruzione delle infrastrutture nonché la somma derivante dai crediti obbligatori che furono estorti dagli occupanti - sarebbe ben più consistente del debito che Atene ha dovuto affrontare per i molteplici fondi di salvataggio ottenuti durante la crisi economica.
Ancora non è dato sapere quale sia la posizione in merito del nuovo governo greco, guidato dal conservatore Kyriakos Mitsotakis. Lo si capirà presto: uno delle sue prime missioni all'estero sarà certamente a Berlino.