Il problema dello scioglimento dei ghiacci non ha mai riguardato l’Antartide fino al 2014. Anzi, al contrario, il ghiaccio antartico risultava essere fino a pochi anni fa regolarmente in aumento. Poi il declino, durato in tutto tre anni, fino al 2017, che ha portato alla situazione odierna, a quello che, considerato il periodo dell’anno, risulta essere un minimo storico.
Non c’è una motivazione precisa, secondo gli scienziati che ci stanno lavorando. La tesi più accreditata è quella della “variabile naturale”: sarebbero i venti ad influire in maniera diversa sul ghiaccio. Ne è convonto anche Mark Serreze, direttore del National Data and Snow Center statunitense: "Sostenere che questo recente calo sia la prova dell'inizio di un declino a lungo termine guidato dall'effetto serra è prematuro".
Più plausibile che il ghiaccio marino antartico sia attaccato da altri fenomeni, come il vento, come già detto, oppure il buco nello strato di ozono o El Niño, un fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque dell'Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale.
Secondo il sito specializzato newscientist.com: “Lo scioglimento del ghiaccio marino antartico non porta a un innalzamento del livello del mare, perché il ghiaccio è già nell'acqua. Tuttavia è dannoso per la fauna selvatica, come i pinguini che ci vivono sopra. E contribuisce al riscaldamento globale perché il ghiaccio marino riflette gran parte dell'energia del sole nello spazio, mentre l'acqua lo assorbe”. “In questo senso – aggiunge Claire Parkinson del Goddard Space Flight Center della NASA - Il ghiaccio marino ha un enorme impatto sul clima”.