Donald Trump insiste sulla strada delle sanzioni per ridurre l'Iran alla ragione, ma lancia un ultimatum a cui Teheran è chiamata rispondere "in un tempo definito": dialogo o guerra alla repubblica islamica, impegnata in queste ore a esultare per lo schiaffo inflitto dai Pasdaran alla potenza mostrando i rottami del drone abbattuto ieri sui cieli del Golfo.
Stati Uniti e Iran sono stati a un passo dalla guerra: alle 19 di Washington (l'1 in Italia e le 3 in Iran) il comandante in capo americano aveva dato il via a un attacco mirato contro obiettivi iraniani. Gli aerei erano già in volo e le navi, compresi gli incrociatori armati di missili, erano state allertate qualche ora prima ed erano in posizione. "Ho fermato l' attacco 10 minuti prima che iniziasse - ha scritto Trump su Twitter - non sarebbe stato proporzionato all'abbattimento di un drone". Il Pentagono aveva pronti tre raid su tre siti diversi, ma, ha spiegato il presidente americano, "chiesi quante persone sarebbero morte, e mi è stato risposto da un generale: 150, signore".
Non è chiaro se sia un annullamento totale dell'intervento o una semplice sospensione strategica. Le prossime ore restano cruciali. E i segnali di altissima tensione ci sono tutti: la flotta Usa nel Golfo resta in stand-by per le prossime 72 ore, con l'equipaggio in posizione per attaccare, scrive Newsweek; la Federazione americana per l'aviazione civile ha sospeso "fino a nuovo avviso" i voli civili degli Usa nello spazio aereo iraniano sul Golfo e l'Iran sostiene di avere "prove inconfutabili" che quel drone si trovavano nel suo spazio aereo.
I possibili obiettivi
Tra gli obiettivi designati dagli Stati Uniti - ha scritto il New York Times, il primo a rivelare il ripensamento di Trump - vi era il sistema missilistico terra-aria Neva/Pechora S-125, un sistema sovietico noto all'alleanza militare occidentale della Nato come SA-3 Goa, ha spiegato un funzionario del Pentagono a Newsweek, quello che avrebbe centrato il drone Global Hawk RQ-4A della Marina (i Pasdaran, però, hanno affermato di aver usato il 3 Khordad, un Trasportatore elevatore lanciatore (Tel) e radar, variante del sistema missilistico terra-aria Raad prodotto localmente).
Cosa succederà nei prossimi giorni dipende da quanto avviene tra falchi e colombe sia a Teheran, dove oggi sono i Guardiani della Rivoluzione a condurre il gioco, sia alla Casa Bianca, dove si è verificata una spaccatura che vede schierati da un lato gli interventisti John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale; Mike Pompeo, segretario di Stato (più prudente), e la direttrice della Cia, Gina Haspel; e, dall'altro, sia diversi generali che hanno ammonito sulle conseguenze di un attacco per l'intera regione sia la riluttanza di Trump a infilarsi in una guerra.
Ultimatum a Khamenei
Così, nella notte è partita da Washington una lettera diretta a Ali Khamenei, Guida suprema dell'Iran, in cui Trump indica un ultimatum per "evitare la guerra", guadagnandosi già un rifiuto ufficioso dal regime degli ayatollah. Nello stesso tempo vengono varate altre sanzioni contro l'Iran: "Non ho fretta - ha sottolineato il presidente americano - il nostro apparato militare è stato rimesso in piedi e pronto a far del proprio meglio in tutto il mondo", ma "le sanzioni funzionano. L'Iran non deve poter avere armi nucleari, nè contro gli Usa nè contro il mondo".
A Teheran, intanto, i Pasdaran festeggiano i successi militari. Accanto al drone abbattuto - assicurano i Pasdaran - viaggiava un aereo militare a stelle e strisce con 35 persone a bordo. "Avremmo potuto colpirlo", ha detto il generale Ami Ali Hajizadeh, capo dell'aviazione, sottolineando, citato dall'agenzia Tasnim, che anche da questo si dovrebbe capire che l'abbattimento del velivolo telecomandato è stato un "avvertimento alle forze terroriste degli Stati Uniti". Anzi, "gli avvertimenti sono stati ben tre" prima che venisse fatto fuoco.
Le compagnie aeree non sorvolano l'Iran
Il resto della comunità internazionale esprime "preoccupazione". "Siamo preoccupati e sosteniamo negoziati diplomatici e una soluzione politica per una situazione molto tesa", ha detto Merkel, parlando con la stampa dopo il summit Ue, mentre il Cremlino ha definito "molto tesa" la situazione. "Passi avventati . ha avvertito Vladimir Putin - potrebbero avere conseguenze irreparabili per la stabilità regionale e mondiale".
A testimonianza concreta della tensione, diverse compagnie aeree hanno deciso di evitare la zona calda dello Stretto di Hormuz: tra queste, British Airways, Lufthansa, Klm e Alitalia, che ha variato la rotta del Roma-Delhi. L'Agenzia federale per l'aviazione civile degli Stati Uniti ha escluso i voli americani "fino a nuovo avviso".