I socialdemocratici di Mette Frederiksen e la loro agenda anti-migranti hanno vinto le elezioni in Danimarca, battendo la destra del primo ministro Lars Rasmussen, che ha ammesso la sconfitta, e causando il disastro dell'estrema destra. Tornano così al potere i socialdemocratici, che hanno guadagnato il 26% dei voti e il centrosinistra può contare su 90 seggi su 179.
Nelle recenti elezioni europee, le proiezioni davano un piccolo vantaggio ai socialisti, ma alla fine erano risultati prima forza politica della Danimarca i liberali.
L'estrema destra, che aveva sostenuto ufficiosamente il partito Liberale di Ramussen, ha visto dimezzato i propri voti, avendo perso l'egemonia nella crociata contro i rifugiati e i richiedenti asilo, che per Frederiksen andrebbero perfino inviati in campi speciali in Nord Africa nel tempo in cui le loro richieste vengono valutate.
Superato in proposte che rasentano la xenofobia da Frederiksen, il capo del partito del popolo danese, Kristian Thulesen Dahl, ha comunque affermato che non si dimetterà: "Non abbandono la nave in mezzo alla tempesta", ha detto.
Infine, il successo dei verdi, rappresentati dal Partito socialista. Come già accaduto in Francia e in Germania, hanno aumentato i consensi: dal 4,2% al 7,5%. Secondo un sondaggio Gallup il 57% dei danesi crede che il governo debba mettere tra le proprie priorità il cambiamento climatico.